Incendi, stupida follia umana

Le indagini su uno dei purtroppo tanti incendi estivi che affliggono il nostro territorio nazionale e che nei giorni scorsi, il 5 luglio, ha interessato monte Massico nei pressi di Falciano del Massico, hanno avuto sviluppi inattesi, o meglio attesi ma comunque clamorosi. L’incendio ha quasi totalmente distrutto i boschi che contornano la strada panoramica di Falciano, per una superficie di oltre 25 ettari.

Gli accertamenti del Nucleo Investigativo del Corpo Forestale dello Stato di Caserta e del Comando Stazione del Corpo Forestale di Castelvolturno, coordinati dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, hanno portato a stabilire che il tutto sarebbe stato provocato dal 36enne  Tommaso Palumbo, arrestato (arresti domiciliari) e in attesa di giudizio: le immagini di una di quelle trappole elettroniche che vengono piazzate in punti strategici, parlano chiaro, il condizionale è d’obbligo in questi casi ma a meno di un sosia che casualmente guidava la macchina della moglie dell’indiziato, cui si è potuti risalire attraverso la targa, il piromane ha un nome e un volto ben precisi.

Sempre dalle immagini si è potuto stabilire che Tommaso Palumbo aveva fatto richiesta di arruolarsi come volontario presso l’amministrazione comunale di Falciano (è da notare che le attività di volontariato, pur se prestate a titolo gratuito, godono comunque di rimborsi delle spese sostenute). Ebbene questo è un aspetto increscioso della vicenda, un fatto che getta un’ombra sulla stragrande maggioranza dei volontari onesti che prestano il loro servizio alla comunità attraverso l’impegno nel Corpo Foresstale, e costoro dovrebbero essere  i primi a sentirsi feriti, offesi, e reclamare a gran voce una giusta punizione, ma non una di quelle punizioni esemplari “tipo-talebani” che colpisce uno per dimenticare gli altri mille che delinquono.

Perché diciamo questo? A parte che la certezza della pena è un istituto basilare in ogni Stato di Diritto, è stata contestata anche l’aggravante del 2° comma dell’alt. 423-bis del codice penale, ma poi siccome al danno ambientale si è aggiunto anche quello economico considerando le operazioni di spegnimento con personale impiegato per diverse ore, e i vari mezzi aerei di supporto, un elicottero e due “canadair”, che costano rispettivamente tra i mille e i tremila euro e circa 5.000 euro per ogni ora d’intervento, va da sé che non potrà essere lo Stato, e quindi noi, a pagare per la lucida follia di quella sottospecie di essere umano, chiunque le indagini accerteranno che sia. O vogliamo fare le solite cose all’italiana lasciando correre anche stavolta?

Intanto, come testimoniato dalla foto scattata a Croce di Casale intorno alle 20.30, i piromani continuano a farsi beffe di questo simulacro di Stato che abbiamo dalle nostre parti.

 

 

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