Tsipras, Cincinnato e la realpolitik

Alexis Tsipras dopo appena sette mesi di governo con il suo partito, Syriza, con una mossa relativamente a sorpresa si era dimesso aprendo la strada alle elezioni di ieri: ha rischiato e ha vinto la scommessa da trionfatore e il suo partito si conferma leader con il 35,5% dei voti e 145 seggi in Parlamento. Nuova Democrazia è il secondo partito con il 28,1% dei voti e 75 seggi. I neofascisti di Alba Dorata sono il terzo partito con il 7% e 18 seggi, mentre i comunisti di Kke si attestano al 5,6% con 15 seggi e To Potami al 4,1% con 11 seggi.

Certo si è trattato delle elezioni con il più alto tasso di astensionismo in Grecia. Certo il suo partito dovrà formare ancora un governo di coalizione con i nazionalisti di Anel guidati da Panos Kamenos che conta su 10 seggi in Parlamento, arrivando così ad avere una maggioranza di 155 seggi in un parlamento di 300 membri. Certo si è arrivati a questa situazione dopo una dolorosa scissione avviata subito dopo il referendum del 5 luglio scorso, dall’ala radicale di Syriza e da Yanis Varoufakis, l’ex ministro delle Finanze entrato in rotta di collisione con Tsipras. Però…

Però  le sue parole «Ora tocca a voi decidere» hanno tanto ricordato Cincinnato, il cittadino dell’antica Roma che 4 o 5 secoli prima di Cristo, fu chiamato a servire la sua città-Stato in qualità di dittatore o comandante supremo, assolse quel compito egregiamente, certo poi si ritirò ma l’aver ridato la voce al popolo mi fa esclamare: QUESTA È DEMOCRAZIA! Non è uno di quei leader auto-referenziali che se ne infischiano del mandato popolare e considerano le urne come un optional, come un corollario di cui si può fare anche a meno. QUESTA È DEMOCRAZIA! Più ancora di quando indisse il referendum, perché in quel caso, diciamoci la verità, si pretendeva che pochi milioni di greci decidessero per centinaia di milioni di europei visto che in effetti anche noi saremmo stati chiamati a pagare parte del debito di quel Paese (basti solo pensare all’Iva eccessivamente ribassata nel nome del Turismo o alle pensioni-baby).

Cosa ancora più importante, però, e che mi fa dire con convinzione che «Tsipras ora mi piace!», è che il leader greco non è più un esponente della Sinistra Radicale, anzi come si è visto di quella si è liberato, in buona sostanza adesso è un moderato e, considerando il risultato delle elezioni greche il popolo ellenico ha mostrato di apprezzare questa svolta realpolitik. Svolta che del resto risultò evidente quando, nonostante le dichiarazioni battagliere sue e soprattutto del suo Ministro delle Finanze, l’ormai ex-amico Varoufakis, addivenne a gran parte delle richieste della cosiddetta “Troika europea” riuscendo solo ad ottenere un reprofiling del debito nazionale, una sorta di rateizzazione possibile però solo di fronte alla realizzazione delle riforme chieste dai creditori (non una cancellazione quindi).

Bravo, in gamba non c’è dubbio, ma molto meno rivoluzionario di come, anche in Italia, è stato spesso dipinto. Non è una critica la mia, anzi secondo me la vera rivoluzione sta nel riuscire ad essere veramente moderati e dediti, appunto, alla realpolitik, ma questo mi spinge a farmi un’altra domanda: tutta la Sinistra Radicale italiana che poco più di un anno fa quasi lo santificò inneggiando a principi poco concreti che come si è visto avrebbero portato la Grecia al fallimento (non a caso Varoufakis venne definito un incompetente in sede europea), la pensa ancora così o coerentemente ha cambiato idea?

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