Papa Francesco e il Giubileo della Misericordia

Ieri pomeriggio papa Francesco ha aperto la Porta Santa della cattedrale di Bangui capitale della Repubblica Centrafricana, terza tappa del suo viaggio nel Continente Nero, di fatto anticipando l’inizio del Giubileo straordinario della Misericordia dalla periferia del mondo, e dal centro di una delle peggiori crisi umanitarie dell’Africa.

L’apertura della Porta Santa, da parte del Pontefice, a Bangui è un «piccolo anticipo, che è però estremamente significativo: se il Papa vuole che tutti i popoli sperimentino che c’è la misericordia di Dio, l’amore di Dio per loro, allora vuole farlo sentire in particolare anche ad un popolo che soffre tanto come quello centrafricano, andando proprio al cuore dell’Africa, perché il Centrafrica è proprio fisicamente al centro dell’Africa». È questa la chiave di lettura che padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, dà al simbolico gesto del Papa.

È la prima volta nella storia che un Papa apre un Anno Santo fuori da Roma: è un fatto senza precedenti.

Non c’è che dire papa Francesco è proprio il Papa delle prime volte, sin da quel pomeriggio del 13 marzo in cui, appena eletto, si presentò al mondo con quel suo familiarissimo «Buonasera!». Era impossibile non cogliere la portata storica di quell’elezione, troppe erano le prime volte che lo caratterizzavano sin dall’inizio:

– primo Papa argentino della storia e non-europeo da oltre mille anni (l’ultimo fu papa Gregorio III,  siriano, eletto nel 731);

– primo Papa proveniente dall’Ordine della Compagnia di Gesù (l’ordine dei gesuiti fondato da sant’Ignazio di Loyola);

– primo Papa ad assumere il nome Francesco;

– primo Papa dopo undici secoli, da papa Lando eletto nel 913, a prendere un nome mai utilizzato da un predecessore;

A queste notizie, facilmente reperibili su tutti gli almanacchi specializzati, noi aggiungiamo delle personalissime considerazioni immediatamente evidenti, ma non certo basate su verità storiche assolute:

– è stato anche il primo Papa a presentarsi al mondo in semplici vesti bianche senza la classica mozzetta rossa e la stola, indossata quest’ultima solo per la solenne benedizione, e con un semplicissimo crocifisso non certo d’oro, d’argento magari, ma che sembrava di ferro;

– infine è stato il primo Capo della Chiesa da molti secoli a non definirsi mai “Pontefice” o “Papa” ma semplicemente “Vescovo di Roma” o, come ieri a Bangui, ancor più semplicemente “Vescovo”.

All’inizio sembravano solo parole, come quel «Quanto vorrei una Chiesa povera per i poveri», buone per impressionare, ma nel corso dei mesi abbiamo apprezzato cose tangibili, tipo le frequenti elemosine elargite a piene mani dall’Elemosiniere Pontificio monsignor Konrad Krajewski su mandato del Papa stesso, le docce e i dormitori per l’accoglienza dei poveri installate nei pressi del colonnato del Bernini, l’invito alle varie parrocchie ad ospitare gli immigrati, le varie nomine fatte non certo all’insegna del carrierismo clericale più volte condannato ma nel nome di ogni fattivo impegno a favore dei più svantaggiati, esempio sono le nomine di monsignor Corrado Lorefice a nuovo arcivescovo di Palermo e di monsignor Matteo Zuppi a nuovo arcivescovo di Bologna: certo ancora molto c’è da fare e papa Francesco sicuramente vorrà farlo, come ad esempio la totale emarginazione di «quei prelati che predicano povertà e vivono come Faraoni» ma notoriamente il passo della Chiesa è lento ma inesorabile e molti segni possiamo considerarli non come formali esternazioni fine a se stesse.

Uno di questi è la Porta Santa della cattedrale di Bangui aperta ieri sera: innanzitutto c’è da osservare che quella cattedrale è una semplicissima chiesa in mattoni costruita nel 1937, molte parrocchie nostrane hanno un aspetto esteriore ben più appariscente, ma quello che ha dato nell’occhio è la consistenza fisica della Porta Santa, di legno e simile ad un portone del nostro garage o usato come accesso sul retro delle nostre case,  metafora della Chiesa che sogna papa Francesco e simbolo della vicinanza a ogni sofferenza fisica e dell’anima. Non sembri irriverente tale accostamento o addirittura blasfemo, non era certo nelle nostre intenzioni anzi, c’era più dignità in quella porta che in molti ingressi in bronzo o in marmo dei caastelli sfarzosi dei reali contemporanei o dei feudatari di un tempo.

Forza papa Francesco che il tempo sia con te, noi già lo siamo!

N/S

 

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