S. Maria a Casale: da luogo di culto a Santuario

Fino al 1951 il santuario di S. Maria a Pisciariello fu lasciato in condizioni di abbandono: nonostante fosse sede dell’antichissimo culto popolare dedicato a Maria Santissima delle Grazie, soltanto occasionalmente era meta dei Casalesi che vi si recavano solo un paio di volte l’anno per la festa del Martedì in Albis e del 2 luglio, festa appunto delle Grazie.

Allo stato di semi-abbandono contribuiva la consapevolezza che quel luogo era stato usato anche come cimitero pubblico e quindi incuteva una sorta di timore riverenziale, insieme all’effettiva ripulsa che se ne aveva a causa dello stato igienico, che definire non ottimale è un eufemismo. Si avvertiva l’esigenza di fare una decisa opera di abbattimenti-ricostruzione-restauro che desse la meritata lucentezza a un gioiellino per troppo tempo abbandonato nella polvere.

Ora, per inciso, c’è da osservare che fin dall’immediato dopoguerra la situazione dell’Italia intera non era certo rosea e l’eterna fame di lavoro nel periodo post-bellico era più acuta che mai (qualcuno può forse affermare che si sia mai sopita?), la gente faticava a sbarcare il lunario e mettere insieme il pranzo con la cena era diventato un rebus quasi irrisolvibile.

Mettendo insieme questi due ingredienti e combinandoli con la solerzia e voglia di fare di don Gicando Giuseppe Struffi, parroco di Casale di Carinola dall’inizio del 1942, che come ogni buon curato si preoccupava per i suoi figli spirituali, si ebbe come risultato un vero e proprio cantiere edilizio per disoccupati, stipendiati dallo Stato e al servizio della Fede.

Fu durante questi scavi, improvvisati forse e senza un’accurata progettazione iniziale, che vennero riportati alla luce in maniera casuale, tutte le scoperte più importanti avvengono in tal guisa, svariate pitture su parete e un quadro su tufo di cui si favoleggiava e di cui era stato letto ma che nessuno aveva mai veduto.

Era questa la sacra immagine di Colei che incitando la giovane Antonietta Fava col famoso «Bagna e torci!» era diventata a buon diritto ancor più protagonista della venerazione dei Casalesi e viepiù destinataria di un culto già esistente da secoli. Ecco la prova dell’effettiva storicità dell’antico culto, niente più tradizioni basate su favole o leggende: la Vergine Maria aveva effettivamente visitato questo luogo? In ogni caso era a lei che, secondo la vulcanica mente del beneamato don Struffi, doveva essere destinata una corona d’oro, oro offerto dai fedeli e appositamente raccolto da una commissione, spettante alla vera Regina di Casale di Carinola.

 

(da Santa Maria a Pisciariello, sezione Casale ieri e oggi – Luoghi Casalesi di www.casaledicarinola.net)

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