Governo Draghi: Realpolitik + Competenza

L’appena nato governo Draghi sembra un vero e proprio capolavoro di Realpolitik. Cos’è la Realpolitik? L’esaltazione della “politica concreta”, “reale”, l’inno a una politica basata su pragmatismo e che rifugge da ogni premessa ideologica. E questo tenendo conto del grave momento storico, soprattutto nel contesto europeo. Cosa richiede la Realpolitik in questo, appunto, grave momento storico, sicuramente il più difficile dal secondo dopoguerra? L’unione di tutte le intelligenze tecnico-politiche che hanno a cuore il destino dell’Italia e che mettendo da parte ogni interesse di parte puntano al bene comune.

Chiunque pensi che questo sia un Governo di coalizione sbaglia di grosso: questo è un “Governo del Presidente” guidato dalla miglior riserva della Repubblica, forse l’ultima, al cui solo sentire il nome i mercati già schizzano in avanti, lo spread, che non è un’entità astratta che «non interessa a nessuno» visto che su di esso si stabilisce il costo del denaro e quindi degli interessi quando si richiede un prestito in banca, veleggia verso i minimi storici, e minimi in questo caso è una qualità.

Quindi se sommiamo la Realpolitik al “Governo del Presidente”, è logico che il professor Mario Draghi abbia cercato l’appoggio di tutte le forze politiche dell’arco costituzionale italiano, e quindi della Lega, del M5S, del PD, di Forza Italia ecc., e non perché sia un cuoco impazzito che mette indiscriminatamente ogni ingrediente in un calderone rischiando di rovinare la ricetta dando vita al peggior trasformismo che si possa immaginare, ma perché il momento storico richiede questo,  l’Italia che vuole spendere e investire al meglio i soldi che l’Europa mette a disposizione richiede questo, e il Presidente della Repubblica, da buon garante dell’unità nazionale, ha richiesto questo. Una personalità prestigiosa come Draghi non si sarebbe mossa se non per un Governo di alto profilo e non per un governicchio raffazzonato che si sarebbe retto su quattro o cinque responsabiliDraghi, che si sta dimostrando il più fine politico del suo stesso Governo ineunte si rende ben conto che non si può governare contro la gente che vota, e che «Essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme l’impossibile», come egli stesso ha ripetuto citando papa Benedetto XVI.

Un Governo politico e tecnico insieme dunque, ma quello che più ci piace è che i ruoli chiave, quelli cioè che prevedono decisioni concrete per le riforme da attuare e gli investimenti da affrontare, ci siano tecnici, effettive competenze spesso uomini o donne di fiducia di Draghi e Mattarella. Tra questi ci fa piacere menzionare:
Daniele Franco, Ministro dell’Economia, colui il quale frenò sulla manovra che doveva varare il reddito di cittadinanza a fine 2018, dicendo da Ragioniere Generale che non c’erano le risorse;
Roberto Cingolani, Ministro dell’Ambiente (Transizione ecologica), fisico milanese di levatura internazionale, studioso alla Normale di Pisa e con esperienze in Germania, in Giappone e negli Usa oltre che alla guida dell’Istituto Italiano di Tecnologia, un vero e proprio scienziato esperto di robot e nanotecnologie;
Marta Cartabia, Ministro della Giustizia, prima donna Presidente della Corte Costituzionale, un’insigne giurista che speriamo sia in grado di mettere mano all’etrna malata d’Italia;
Vittorio Colao Vittorio Colao (tecnico),  Ministro dell’Innovazione tecnologica, il manager già a capo della task force commissionatogli dal governo Conte-2 e autore Iniziative per il rilancio dell’Italia un piano «di ampio respiro, che è stato un contributo importante per il confronto di questi giorni ai fini dell’elaborazione del piano di rilancio del governo»: a proposito  la sua presenza nel governo Draghi è la cifra della considerazione della competenza, al contrario il suo lavoro fu cestinato dallo stesso Governo che lo aveva commissionato, speriamo ora possa essere ripreso;
Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione, professore universitario e già componente del comitato tecnico per la riapertura della scuola post-pandemia.

Insieme agli altri tecnici di valore che compongono questo Governo vanno citati alcuni ministri politici non tanto perché parte di raggruppamenti specifici, bensì per l’importanza che le loro deleghe rivestono in questo cruciale momento:
Giancarlo Giorgetti (Lega), Ministro dello Sviluppo economico;
Massimo Garavaglia (Lega), Ministro del Turismo;
Andrea Orlando (Pd), Ministro del Lavoro;
Dario Franceschini (Pd), Ministro della Cultura;
Mara Carfagna (Forza Italia), Ministra per il Sud.

È automatico invece che il ruolo di Luigi Di Maio (M5S), indicato come Ministro degli Esteri, sia depotenziato dalla presenza stessa di una figura di prestigio come quella del presidente del consiglio Mario Draghi.

Ecco comunque tutti i ministri:

  • Luigi Di Maio (M5S) agli Esteri
  • Luciana Lamorgese (tecnica) all’Interno
  • Marta Cartabia (tecnica) alla Giustizia
  • Daniele Franco (tecnico) all’Economia
  • Lorenzo Guerini (Pd) alla Difesa
  • Giancarlo Giorgetti (Lega) allo Sviluppo economico
  • Stefano Patuanelli (M5S) all’Agricoltura
  • Roberto Cingolani (tecnico) alla Transizione ecologica
  • Dario Franceschini (Pd) alla Cultura
  • Roberto Speranza (Leu) alla Salute
  • Enrico Giovannini (tecnico) alle Infrastrutture
  • Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione
  • Cristina Messa (tecnica) all’Università
  • Federico D’Incà (M5S) ai Rapporti con il Parlamento
  • Vittorio Colao (tecnico) all’Innovazione tecnologica
  • Renato Brunetta (Forza Italia) alla Pubblica amministrazione
  • Mariastella Gelmini (Forza Italia) agli Affari regionali
  • Mara Carfagna (Forza Italia) al Sud
  • Elena Bonetti (Italia Viva) alle Pari opportunità
  • Erika Stefani (Lega) alle Politiche per la disabilità
  • Fabiana Dadone (M5S) alle Politiche giovanili
  • Massimo Garavaglia (Lega) al Turismo
  • Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli (tecnico).

Buon lavoro nel nome della competenza. È l’Italia tutta che se lo augura!

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