La storia e la fine dei Templari. La leggenda del “Venerdì 13”

Anche allora era un venerdì, così come lo sarà domani, e precisamente era il 13 ottobre 1307: alle prime luci del giorno stabilito ormai da un mese il re di Francia Filippo IV detto Il Bello fece scattare l’operazione di arresto di tutti i Cavalieri del Tempio (o Templari) presenti sul territorio del Regno.

Il Gran Maestro Jacques de Molay, che pare fosse stato avvisato, non volle sottrarsi all’arresto, perché forse era sicuro, in cuor suo, di poter difendere con successo se stesso e l’ìntero Ordine Templare, e fuggire avrebbe significato ammettere le colpe addebitate. Il giorno prima, il 12 ottobre, lo stesso Gran Maestro si era trovato al fianco del Re, alle esequie di Catherine de Courtenay, moglie di Carlo di Valois, fratello di Filippo il Bello, come se niente fosse. Poche ore dopo sarebbe finito in catene per ordine dello stesso Filippo.

Se si pensa che l’operazione era stata pianificata da un mese, sin dal 14 settembre infatti tutti i balivi ed i siniscalchi del regno avevano ricevuto quell’ordine con l’imposizione della massima segretezza fino alla data stabilita e che tale azione avrebbe portato all’arresto simultaneo di 546 cavalieri, non si fa fatica a definirla un’operazione di mirabile efficienza e segretezza per quei tempi, basata su un’operazione di intelligence tipo Mossad israeliano o KGB sovietico.

Ma chi erano i Templari?

«Partiamo dall’inizio, ossia dal 15 luglio 1099 quando i pellegrini armati europei e latini conquistarono Gerusalemme» – è la studiosa Simonetta Cerrini nel libro “La Passione dei Templari” a descrivere l’incipit di una storia durata all’incirca due secoli. Questi cavalieri si prodigarono per l’assistenza dei pellegrini in Terra Santa, in pratica ciò che ora fa la Custodia Francescana, e con lo status di semifratres donarono il proprio impegno e il proprio tempo all’assistenza e ai bisogni altrui. «Il re di Gerusalemme Baldovino II diede loro il palazzo di Salomone come loro sede e alcuni villaggi perché potessero mantenersi. Vivevano come monaci: non sposandosi, non frequentando i bagni, né possedendo nulla in proprio e mettendo in comune i loro beni»Cronaca di Michele il Siriano: la loro vita era basata sull’osservazione di questi tre voti, obbedienza, povertà e castità, elessero uno di loro, il francese Ugo di Payns come Gran Maestro e nel 1120 fondarono l’Ordine del Tempio che nel 1129 ottenne l’approvazione papale al Concilio di Troyes.

Nel corso dei decenni divennero talmente organizzati e talmente ricchi da poter permettersi di prestare denaro anche alle monarchie d’Europa: è forse questa la causa principale della loro fine, fin troppo repentina per essere casuale? Si dice che Filippo il Bello fosse talmente indebitato con loro da ordirne la distruzione sia morale, furono accusati di blasfemia, eresia, sodomia, sia fisica, molti dopo esser stati torturati e perdonati vennero condannati al rogo come relapsi, ossia ricaduti nell’eresia; fu lampante che, seguendo anche i consigli di Guillaume De Nogaret, scomunicato in seguito allo schiaffo di Anagni di quattro anni prima, diede al tutto un’accelerazione tale da spiazzare persino il papa Clemente V che era l’unico deputato ad agire visto che l’Ordine era, in termini moderni, una specie di prelatura personale del Pontefice e pertanto avrebbe dovuto rispondere solo a lui: fatto sta che, oltre all’arresto, quel venerdì 13 ottobre era prevista anche, e forse soprattutto, la confisca dei beni di tutti gli affiliati.

Comunque, dicevamo, obtorto collo il Papa si adeguò ai voleri di Filippo il Bello, non dimentichiamo che in quegli anni il Papato risiedeva in Francia, stava infatti principiando la cosiddetta “cattività avignonese”, e la voce del Re di Francia se non determinante diciamo che era molto più che influente, e a capo di anni di interrogatori alternativamente violenti e compassionevoli, confessioni estorte con torture, roghi di gruppi anche numerosi di Templari, si arrivò alla soppressione dell’Ordine decisa dal Papa con la bolla Vox in excelso del marzo 1312, documento ignoto fino al ritrovamento di molti secoli dopo, e alla condanna al rogo del Gran Maestro Jacques de Molay, condanna eseguita l’11 o 18 marzo del 1314 all’Île de la Cité a Parigi di fronte a uno spettatore d’eccezione come il padre di Giovanni Boccaccio, il poeta fiorentino che basandosi sul racconto del suo papà Boccaccio di Chellino, dedicò a Iacopo di Molai Gran Maestro dei Templari, un capitolo del suo De casibus virorum illustrium.

Sin qui la storia dei Templari, che dal 1307 al 1314 subirono qualcosa di molto simile ad un genocidio, che secondo l’ONU indica «gli atti commessi con l’intenzione di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso», da allora ne cominciò la leggenda, una leggenda che narra che Jacques de Molay esclamasse dal rogo “Filippo e Clemente vi convoco entro un anno al tribunale di Dio per rendere conto di questo sangue innocente!” (il re e il papa morirono effettivamente pochi mesi dopo),  una leggenda iniziata un venerdì 13 ottobre che da quel giorno, proprio da questo episodio, divenne simbolo e metafora di “grande sciagura” e sfortuna.

 

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