Anno Salutis 1310

23 Gennaio di un anno lontano.

Lasciammo la città di Capua nel primo meriggio dirigendoci verso nord. Alla testa del drappello, il mio capitano su un nero destriero, dettava il ritmo della marcia.
Era da poco iniziato il vespro che, abbandonata la strada maestra, svoltammo sulla destra verso un villaggio poco distante.
Non incontrammo villani, le strade erano deserte e dalle poche case presenti filtrava una debole luce arancione.
Cercammo invano una locanda, eravamo allo stremo, allo stesso modo le nostre cavalcature.
Scoprimmo poi che il villaggio aveva nome Casale.
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24 Gennaio di un anno lontano, mattino.

Le prime luci dell’alba annunciavano una giornata limpida. Lasciammo la nostra dimora di fortuna e ci avventurammo per le strade del piccolo villaggio. Seduti alle panche delle osterie, gruppi di villici discutevano animosamente, mentre tutt’intorno un brusio di voci discuteva circa un evento che si sarebbe dovuto tenere da li a poche ore.
Passammo nei pressi di un grosso palazzo che credevamo essere la dimora del duce locale. Entrammo con timore e quello che si palesò ai nostri occhi ci lasciò sbalorditi. Su un altare marmoreo spiccava la figura di un simulacro con tanto di spada al fianco. Sicuramente un guerriero.
Il mio capitano si avvicinò per meglio osservare l’opera rimanendo colpito dalla maestosità della stessa.

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24 Gennaio di un anno lontano, prime ore del pomeriggio.

Dalla strada giungeva un misto di voci e suoni che attirò la nostra attenzione.
Gli abitanti del villaggio con in capo alcuni suonatori formavano una specie di processione. Dove andranno mai si chiedeva il mio capitano?.
Decidemmo di seguirli a debita distanza e attraversato un ponte svoltammo sulla destra imboccando una ripida salita che ci condusse alla sommità di una fertile collina dove tutti gli abitanti del villaggio si erano riuniti.
Ci avventurammo con non poche difficoltà tra la folla arrivando a fatica fino ad una piccola costruzione bianca che sembrava la meta dei tanti presenti senza riuscire comunque ad avvicinarci. Notammo un uomo, vestito con una tunica, forse il capo della comunità, che recitando una formula misteriosa aveva l’attenzione di tutti.
All’improvviso l’inferno: dopo aver recitato questa misteriosa formula magica, inizia una sorta di sassaiola.

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Piccoli contenitori, contenenti strane sfere colorate di giallo ci vengono scagliate addosso. Ecco, era un’imboscata. Non riuscivamo più a muoverci, i villici ci avevano circondato e per noi sembrava ormai la fine, ma proprio nel momento in cui stavamo per soccombere, la sassaiola cessò, così come era iniziata. Non ci fu torto nemmeno un capello.
Finalmente riuscimmo ad entrare nella piccola costruzione bianca e con stupore notammo uno splendido dipinto, lo stesso guerriero visto in mattinata.
La nostra curiosità iniziò a crescere e così ci mescolammo alla folla per capire meglio.
Internocappella
In uno spiazzo poco distante, su panche di fortuna, alcuni villani dietro pagamento di una piccola somma distribuiva del cibo, altri, forse artigiani del luogo, mettevano in vendita piccole ceramiche. Il mio capitano ci fece notare alcune otri piene di un liquido profumato e di uno splendido colore rubino. Tutti ne assaggiavano così pure noi vinta l’iniziale ritrosia riempimmo i nostri calici. Fu l’inizio della fine…..

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25 Gennaio di un anno lontano, prime luci dell’alba.

Con molta fatica siamo riusciti a scendere dalla collina. Ritornati in paese cerchiamo subito un giaciglio per la notte, ci accontentammo di un pagliaio e subito fummo presi dal sonno. All’improvviso un rumore assordante.
Le nostre mani subito cercarono l’elsa delle nostre spade, il mio capitano fu il primo. Ai nostri occhi qualcosa di incredibile. Un piccolo gruppetto di villani, armati di strani strumenti circolari sui quali battevano con aste di legno, si aggirava per le strade del villaggio. Non sembravano affatto pericolosi ed infatti ci invitarono a seguirli. Ci unimmo all’allegra compagnia e così passammo la notte a girare per le stradine del villaggio, fermandoci di tanto in tanto invitati da alcuni popolani, i quali ci offrivano cibi e bevande e noi non riuscivamo a capirne il motivo. La nostra vista ritornò ad annebbiarsi. Ormai è sicuro, le bevande di questi villici sono pozioni magiche!
L’alba era ormai prossima e i nostri nuovi compagni ritornarono alle loro magioni, noi invece, facemmo sosta nell’osteria. Iniziò allora un cannoneggiamento, almeno così pensavamo. Presi dal terrore cercammo riparo in una vicina grotta, ma stranamente, eravamo gli unici ad avere paura. Cosa mai stava succedendo?

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25 Gennaio di un anno lontano, meriggio.

Rincuorati dall’oste uscimmo con non poco timore dal nostro rifugio. Ci accompagnò presso l’osteria dove ci rifocillammo e facemmo scemare la paura.
Le risate dell’oste attirarono l’attenzione del mio capitano, il quale facendosi coraggio lo interrogò circa ciò che poc’anzi era successo.
Rimanemmo basiti, non era un cannoneggiamento, bensì una festa, una festa in onore di quel guerriero che in quei giorni, varie volte, ci era capitato di incontrare.
Ci raccontò inoltre che quello che a noi era sembrato un agguato, altro non era che il ripetersi di una antichissima tradizione. Volemmo che l’oste ce la raccontasse.
Scoprimmo che il guerriero era chiamato Saulo, che prima di essere portato nel regno romano per essere decapitato, sostò sulla collina dove portò grandi doni e grazie agli abitanti del villaggio i quali non avendo altro che offrire, lo rifocillarono con quei strani semi gialli chiamati lupini e con la loro pozione magica chiamata Falerno e che quindi in suo onore, il rito doveva ripetersi ogni anno. L’oste ci invitò presso la propria dimora per assistere alla processione che condusse il simulacro di Saulo fin sulla bianca cappella, là tra il giubilo dei tanti presenti ci fu una grande rappresentazione di uno spettacolo con tanti fuochi. Mangiammo al suo desco.
Arrivò il vespro e bisognava partire verso la costa dove ci attendeva una galea che ci avrebbe portato verse terre lontane, non prima di aver salutato l’oste con la promessa che se fossimo rimasti ancora sulla terra dei vivi, avremmo di nuovo fatto visita al piccolo villaggio.
Partimmo con il mio capitano alla testa del drappello.
[Fine]

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11 thoughts on “Anno Salutis 1310

  1. Anonymous

    VORREI SEMPLICEMENTE COMPLIMENTARMI CON L’AUTORE DEL SIMPATICO,SFIZIOSO,INTELLIGENTE,NONCHè GENIALE RACCONTO SULLA FESTIVITà DI SAN PAOLO A CASALE. SI POTREBBE SAPERE CHI è? GRAZIE! Donato Iannotta

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  2. Anonymous

    GRAZIE PER LA PENSATA,CARO RENATO, MA TU SAI BENISSIMO CHE SIAMO IN POCHI CHE CI METTIAMO, COMUNQUE, LA FACCIA QUANDO SI SCRIVE E SI DICE QUALCOSA!!!! CIAO, DONATO IANNOTTA

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  3. Anonymous

    caro prof. Iannotta io l’avevo gia letto lo stesso articolo e non sbaglio sul sito Quiquiriqui… o qualcosa del genere. Renato

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      1. admin Post author

        No, vi sbagliate entrambi.
        Questo scritto non è assolutamente presente sul sito ilquiquiri, forse vi confondete col la saga del conte biasox.

  4. Anonymous

    COMUNQUE SIA ,RIBADISCO CHE,PER ME, è un “geniale” intelligente racconto, pertanto ” BRAVO” ( ma purtroppo sconosciuto) autore!! con stima,donato P.S.per evitare il mal di testa a qualche SIMPATICISSIMO amico,ho alternato maiuscole-minuscole!!!!!!! almeno così gli resterà più leggero e sopportabile,COME SPERO CON TUTTO IL CUORE.!!!!!!!!!!!!!!! ciao!

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    1. Anonymous

      non era polemica la mia battuta, era solo un invito certo che avrebbe capito.
      usare le maiuscole in rete equivale ad urlare quello che si scrive per cui il mio invito. (anche esagerare con i punti esclamativi ha una sua equivalenza).
      non sono simpaticissimo, ma grazie.

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  5. Anonymous

    mi scuso per l’errore ma ero certo di averlo letto sul sito ilquiquiri. ed è percio che ve ne attribuire il merito.

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