14-2-2004: muore Marco Pantani

Il 14 febbraio del 2004 in una stanza del residence “Le rose” di Rimini, viene rinvenuto morto Marco Pantani, ucciso da un’overdose di cocaina. Nato a Cesena il 13 gennaio 1970, è probabilmente uno degli atleti italiani più controversi. Capace di condensare in poche, straordinarie imprese una carriera memorabile frutto di una classe rara che lo ha portato a primeggiare in bicicletta sin da quando era poco più di un bambino. Capace di reagire con grande forza alla sfortuna sportiva e alle avversità che incontra chi assurge a livelli di celebrità incommensurabili, la sua morte è la drammatica sintesi delle contraddizioni dello sport moderno e del ciclismo in particolare.

Pantani debutta tra i professionisti nel 1992, e ottiene le prime vittorie nelle tappe di Merano e dell’Aprica al Giro del 1994. Stupisce tutti per la leggerezza della sua azione in salita, che richiama alla memoria i più grandi del passato, ma «non è uno scalatore in senso stretto, bensì un vero è proprio “grimpeur”, un  arrampicatore, uno cioè, che scatta in salita creando subito il vuoto tra sé e gli avversari essendo poi capace di continuare l’azione» (Rino Negri): di qui l’accostamento con i migliori interpreti delle arrampicate come Gino Bartali, Federico Martin Bahamontes e Charly Gaul. Fausto Coppi invece era un ottimo passista-scalatore che allungava progressivamente in salita e nessuno era in grado di sostenerne il ritmo, e infatti scavava distacchi importantissimi anche e specialmente a Cronometro. Al Tour de France di quello stesso ’94 salì sul podio finale dietro a Miguel Indurain e Piotr Ugrumov, indossando la Maglia Bianca riservata al miglior giovane così come fatto al Giro d’Italia.

Nel 1995, le prime due vittorie al Tour, a Guzet Neige e all’Alpe d’Huez. Arriva terzo ai Mondiali disputati in Colombia, ma a fine stagione, alla Milano-Torino, è vittima del primo dei tanti incidenti che segneranno la sua carriera, e forse il più disastroso sia per le conseguenze fisiche, sia perché anni dopo sarebbe venuta fuori la storia romanzata di suoi valori sanguigni alterati nell’ematocrito trascurando che Pantani era in quei giorni reduce da una trasferta ai 2000 metri della Colombia e in altura certi valori si modificano naturalmente per la rarefazione dell’ossigeno.

Dopo la riabilitazione, torna alle gare solo nel 1997 ma un’altra caduta, al Giro, lo costringe al ritiro. Va comunque al Tour e vince due tappe: ancora all’Alpe d’Huez e a Morzine-Avoriaz salendo sul podio finale a Parigi (3°).

pantani al tour de france 1998, vinto 33 anni dopo felice gimondiIl 1998 è il suo anno memorabile. Ormai non ha più avversari in salita: dopo aver trionfato al Giro d’Italia con un’impresa in salita nella tappa della Marmolada, va al Tour de France e lo vince staccando tutti in montagna (a fianco il decisivo scatto sul Galibier, e a quella stessa trionfale giornata si riferisce la foto di testa che immortala l’arrivo del “Pirata” a Les Deux Alpes), risultando il primo italiano a vincere la gara a tappe 33 anni dopo il Felice Gimondi del 1965.

Sembra senza rivali anche l’anno successivo, ma al Giro d’Italia, dopo aver vinto quattro tappe, la mattina del 5 giugno a Madonna di Campiglio, a due giorni dalla fine e da una scontata apoteosi, viene fermato in maglia rosa perché un controllo medico ha evidenziato un tasso di ematocrito che va oltre i limiti e potrebbe minacciare la salute stessa dell’atleta. Secondo le norme UCI (Unione Ciclistica Internazionale), vale a dire il governo mondiale del ciclismo, regolamenti controfirmati dagli stessi atleti, avrebbe potuto riprendere a correre dopo soli 15 giorni, ma non va al Tour de France e in pratica la sua carriera finisce qui.

Tenta per quattro anni di ricominciare a gareggiare, vince anche la tappa al Mont Ventoux e un’altra a Courchevel al Tour del 2000, ma non è più lo stesso. La sua fragilità psicologica, infatti, gli impedirà di riprendersi del tutto non riuscendo a fronteggiare i continui attacchi di chi voleva approfittare del suo nome per ritagliarsi un po’ di celebrità: nel diario ritrovato dopo la sua morte, Pantani scriveva

Vi erano sette procure di tutta Italia ad indagare su di me: neanche fossi il peggior capomafia!

Va sottolineato che l’autopsia avrebbe ESCLUSO L’USO DI EPO O QUALSIASI ABUSO DI SOSTANZE DOPANTI: l’unica droga assunta da Pantani è stata quella che lo ha portato alla morte!

Per testimoniare delle vette di popolarità cui era pervenuto, basta raccontare un aneddoto: a degli indigeni della Polinesia fu chiesto di venir intervistati per un documentario della televisione italiana. Costoro per far capire di conoscere qualcosa dell’Italia, un mondo lontanissimo dal proprio, anzi letteralmente agli antipodi, esclamarono

[quote font=”georgia” font_style=”italic” bcolor=”#eeee22″ arrow=”yes”]Ah, Pantani! Pantani![/quote]


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