Il presepio: una storia iniziata a Greccio nel 1223

All’indomani della benedizione da parte di Sua Santità Benedetto XVI dei Bambinelli che verranno posti nei presepi di Roma, parliamo della secolare tradizione del Presepe che diventa viepiù un’abitudine che però porta sempre e comunque un po’ di gioia in chi si ferma a guardarlo.

Racchiudere il momento della Natività di Nostro Signore in un’unica scena, glorificare ancora di più la grandezza di Dio, come se ciò potesse essere possibile per noi esseri umani, bloccandola quasi in un fermo immagine, è sempre stata un’esigenza sentita per ogni buon Cristiano che in quell’evento vede la sublimazione delle parole del Vangelo

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 1-14)

Il primo a realizzare l’effettiva messa in scena di quest’evento memorabile sappiamo bene che fu san Francesco. Ma ricostruiamo quei giorni che avrebbero dato inizio a una tradizione che da secoli ormai si perpetua in molti borghi, in quasi tutte le case, in tutte le chiese e, quello che più conta, nei cuori di tutti noi, anche dei non credenti che inspiegabilmente nel giorno di Natale si sentono tutti più buoni (?).

Durante la sua visita in Terra Santa del 1219, quando nell’agosto incontrò il sultano Malik al-Kamil in una Damietta assediata dai crociati, nell’inutile tentativo di convertirlo alla religione cattolica, san Francesco rimase molto impressionato da quella visita che lo metteva a contatto diretto con gli stessi luoghi abitati da Gesù, e da allora conservò una speciale predilezione per il Natale. Dopo aver ottenuto nell’autunno del 1223 la definitiva approvazione della sua Regola da parte del pontefice Onorio III, cominciò seriamente a pensare a cosa fare per celebrare al meglio la gloria della Natività.

Chiesta l’autorizzazione al Papa al ritorno a Greccio, località del Centro della Penisola che da qualche anno aveva eletto a sua dimora privilegiata, mandò a chiamare Giovanni Velita, signore di Greccio e suo “figlio spirituale”, e così disse:

[quote font=”georgia” font_style=”italic”]Voglio celebrare teco la notte di Natale. Scegli una grotta dove farai costruire una mangiatoia ed ivi condurrai un bove ed un asinello, e cercherai di riprodurre, per quanto è possibile la grotta di Betlemme! Questo è il mio desiderio, perché voglio vedere, almeno una volta, con i miei occhi, la nascita del Divino infante[/quote]

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Il monumentale presepe, opera del maestro Francesco Artese, del 2011/2012 a Loreto: è ambientato nel paesaggio lucano ed è animato dai personaggi tipici della sua civiltà contadina

Ecco in estrema sintesi la genesi di una composizione artistica ispirata ad un evento storico che non ha eguali nella storia dell’umanità; ecco l’origine dell’opera d’arte più riprodotta, copiata e ricopiata di sempre.

La Natività ha dato origine all’atto d’amore più straordinario, più inconcepibile di chi dopo averci creato è venuto in mezzo a noi rendendosi uguale a noi. Ma è proprio così? È proprio uguale in tutto e per tutto a noi? Un uomo che non fosse un’eccezione, tipo Abramo, saprebbe donare il proprio figlio per amore? È difficile crederlo, è talmente difficile che certe cose travalicano l’intelligenza umana e per credervi bisogna affidarsi a quello che la Chiesa definisce dogma una verità cioè soprannaturale e come tale indimostrabile.

Eh sì, diceva bene papa Giovanni Paolo I quando affermava

Noi siamo oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile. È papà. Più ancora: è madre!

Eh sì, aveva ragione papa Luciani, solo una madre è capace di un amore simile, e noi uomini che facciamo? Sappiamo solo insozzarlo con inimicizie e risentimenti vari!



Novelio Santoro, 12.12.2011

 

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