Adesca una ragazzina su Facebook e poi ci fa sesso.

Circuisce sul web una 13enne con la quale consuma un rapporto sessuale: un giovane di 25 anni di Carinola è finito ai domiciliari. Era stato lui stesso a rivolgersi ai carabinieri, nel timore di essere a sua volta denunciato dalla ragazzina, raccontando di temere ripercussioni da parte dei familiari di una minorenne con la quale aveva avuto una relazione. I militari però hanno scoperto la verità. I fatti contestati sono accaduti nel dicembre 2014.

A nulla è servito il tentativo dell’arrestato di crearsi un alibi il racconto non privo di incongruenze ed il fatto stesso che vi fosse coinvolta una minorenne, infatti, ha spinto le forze dell’ordine a eseguire approfondimenti che hanno portato a scoprire che in effetti l’uomo, dal proprio computer di casa, aveva adescato la ragazzina su Facebook e che si era più volte incontrato con la stessa. I carabinieri, dopo aver raccolto inconfutabili elementi di colpevolezza nei confronti del 25enne hanno interessato l’Autorità Giudiziaria sammaritana e l’adescatore è stato colpito da un provvedimento di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Il provvedimento è stato notificato dai carabinieri della Stazione di Carinola, i quali avevano già svolto le indagini.

Certo che leggere una tale notizia ti fa capire quanto non siano inutili le raccomandazioni che si fanno ai propri figli o ai ragazzi in genere, di fare un uso oculato della rete, e più precisamente di Facebook, l’involontario ma famigerato “mediatore d’amore” di oggi. Una volta si diceva di «Non accettare caramelle dagli sconosciuti», e fatte le debite proporzioni l’invito è tuttora valido. Il problema in cui l’incauto utente, che non è detto sia sempre un bambino, sprofonda immancabilmente, è pensare che lo schermo del PC, o di un telefono, e la distanza fisica possano proteggerlo: e invece no, spesso è proprio l’assenza di contatto visivo il miglior alleato del predatore che approfitta di ciò per costruirsi un’aura d’ingenuo candore.

C’è un aspetto però che, se possibile, rende ancor più inquietante l’intera vicenda: la relativamente giovane età del responsabile, 25 anni. Non che se il predatore avesse 40-50 o 60 anni, il tutto sarebbe risultato meno meschino o più sopportabile, ma vedere che anche un appartenente alle nuove generazioni, quelle cioè dei cosiddetti “nativi digitali”, che hanno accesso ad una quantità maggiore e praticamente infinita di informazioni, e che quindi dovrebbero avere una sensibilità diversa e si spera più spiccata, ti fa capire che difficilmente la nostra società riuscirà ad emergere dal limbo in cui è caduta e che qualcuno si ostina a negare.

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