Ostensione: la Sindone e la sua storia

Domani domenica 19 aprile comincia l’undicesima ostensione della Santa Sindone, la prima vi fu nel 1578 la decima nel 2013 un’ostensione decisa da papa Francesco in coincidenza con il duecentesimo anniversario della nascita di don Giovanni Bosco. L’ostensione durerà fino al 24 giugno 2015 e la visita del Papa ci sarà domenica 21 giugno. Ma cos’è effettivamente questo oggetto Sacro, uno dei più sacri di tutta la Cristianità, le cui dimensioni sono di 4,41 x 1,13 metri?

Secondo la narrazione evangelica (Matteo, 27, 59; Marco. 15, 46; Luca, 23, 52), la Sindone è il drappo funebre nel quale fu avvolto il corpo di Gesù Cristo quando venne deposto nel sepolcro. Dell’esistenza della Santa Sindone si ebbero notizie a partire dal VII sec. In un primo tempo si credette che fosse conservata a Gerusalemme, poi a Costantinopoli, ma in seguito diverse città se ne disputarono il possesso (Compiègne, Besançon, Cadouin, ecc.).

Secondo gli studi più accreditati, la Santa Sindone degna di maggiore attendibilità sembra essere quella divenuta proprietà di casa Savoia nel 1453 dopo varie peregrinazioni: già venerata a Lirey dal 1350 e poi a Chambéry, è ora conservata nella cappella della Santa Sindone a Torino.Si trova in quel luogo grazie ad un preciso episodio storico: dopo aver trasferito la capitale del ducato di Savoia da Chambéry a Torino, il duca Emanuele Filiberto decise di portarvi anche la Sindone perché l’Arcivescovo di Milano, san Carlo Borromeo, espresse l’intenzione di volersi recare a piedi a pregare sulla Sindone per adempiere un voto fatto durante un’epidemia di peste nella sua città; Emanuele Filiberto ordinò che la Sindone fosse trasferita a Torino per abbreviargli il cammino, un tragitto che san Carlo Borromeo coprì in cinque giorni. La Sindone però non venne mai più riportata a Chambéry.

Dopo il primo incendio del 1532 a Chambéry, residui visibili sono i tentativi di restauro effettati all’epoca dalle suore Clarisse, nel 1997 un altro incendio ha distrutto buona parte della cappella Guarini che la ospitava e la Sindone è stata messa in salvo dai vigili del fuoco e conservata in un luogo segreto sino all’ostensione programmata per l’aprile successivo; dalla conclusione della stessa la Sindone è nuovamente custodita nel duomo di Torino in una nuova teca protetta da particolari tecnologie.

Essa consiste in un lenzuolo di lino, sul quale è impressa la doppia immagine, frontale e dorsale, di un corpo umano. Sulla natura di tale immagine si sono accese molte discussioni: sembra peraltro possibile ammettere che si tratti realmente di un lenzuolo servito ad avvolgere un cadavere; l’immagine, che appare in negativo, potrebbe essere stata determinata dalla fissazione sul tessuto, dovuta, ad esempio, al sudore, in corrispondenza con le zone di contatto con la pelle, di sostanze aromatiche spalmate sul tessuto stesso.

L’autorità ecclesiastica pur permettendo la venerazione della Santa Sindone, il Vaticano ne è diventato proprietario grazie alla donazione testamentaria di Umberto II di Savoia, non ne ha mai dichiarato l’autenticità, messa in dubbio altresì da numerose perizie scientifiche. Nel 1988, anzi,  il cardinale Ballestero comunicò che le indagini effettuate con il metodo del carbonio 14 presso tre Università (dell’Arizona, di Oxford e di Zurigo) facevano risalire il drappo agli anni 1260-1390; la reliquia conserva comunque il suo valore come oggetto di culto.

 

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