Don Luciano Marotta, il “SARTO” casalese

A poche ore dalla celebrazione di ringraziamento per il X anniversario di Sacerdozio di don Luciano Marotta, abbiamo recuperato un articolo del marzo 2010 e ve lo riproponiamo: si tratta di uno dei primi nostri articoli ed era dedicato, allora come oggi, a don Luciano che espresse il desiderio di essere il “SARTO” dei casalesi.

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Intervista di casaledicarinola.net a don Luciano Marotta parroco di Casale di Carinola. A meno di due anni dall’inizio ufficiale del suo Ministero don Luciano, il “SARTO” casalese, ci parla del presente e del futuro della nostra comunità.

(D) Si descriva un po’: ci parli della sua preparazione e formazione ecclesiastica e ci dica qual è l’origine del suo essersi consacrato al Signore?

(R) Sono nato il 16 maggio 1976 da papà Achille, uomo saggio, laborioso, di professione barbiere, professione ereditata da suo padre, e da mamma Biagina, casalinga di grande animo.Ultimo di tre figli, sono stato accolto dai miei fratelli Paolo, ora presbitero, e Renato, ora sposato con Antonella, in compagnia del figlio Achille. La mia è una famiglia semplice, onesta e religiosa. Semplice perché ha saputo vivere e trasmettere nella vita l’essenzialità del vivere. Onesta perché ha saputo vivere i momenti positivi e negativi di una vita con il lavoro delle proprie mani. Religiosa perché ancorata ai principi delle fede, e ha saputo trasmettere a noi figli la bellezza di essere figli di Dio; il tutto facilitato anche dalla tradizione familiare visto che il mio bisnonno era il sacrestano e organista del Santuario ora Basilica minore di S. Maria Incaldana, e la sorella di mia nonna era suora. Inoltre i miei genitori, nella loro giovinezza, hanno trascorso parecchie ore in parrocchia con le suore di Gesù Redentore frequentando le attività dell’Azione cattolica. In questo clima sereno, sorretto dai mie  genitori, nonni e zii, sono cresciuto un ambiente sano e genuino. Fin da piccolo ho iniziato a muovere i primi passi nella fede, frequentando la parrocchia accompagnato dai miei: a sei anni servivo la messa ma rimanevo affascinato da alcuni personaggi: il mio parroco don Adelchi Fantini, e due seminaristi della mia comunità tra cui mio fratello. Vedevo in loro una  gioia che mi rendeva curioso. Alla fine delle scuole elementari, il mio parroco mi propone un’esperienza vocazionale estiva. Sono sicuro che il Signore stava muovendo i primi passi. Durante il campo sentivo la gioia di stare con i nuovi amici e con loro giocare e pregare. Lì conobbi don Marco Granoli rettore del seminario che alla fine della settimana mi domandò: vuoi entrare in Seminario? E questo fu il primo “seguimi” che il Signore pronunciò nella mia vita. non potrò mai dimenticare i tre anni delle scuole medie in seminario. Ho conosciuto di più il Signore, i suoi insegnamenti, ho imparato i primi atteggiamenti della preghiera. Alla fine del terza media dovevo scegliere se ritornare a casa o rimanere in seminario. Decisi di rimanere, e insieme ad altri amici continuai l’esperienza delle scuole superiori. Incominciai ad essere più cosciente e maturo della mia scelta vocazionale. Iniziavo a scoprire di più la figura del P. Spirituale Mons. Mario Sullo che mi accompagnava su ciò che il Signore mi stava facendo capire nella preghiera, nella meditazione e negli aspetti della mia personalità. A metà del terzo anno di Scuola superiore decisi di uscire dal Seminario, e in quegli anni ho fatto diverse belle esperienze in Parrocchia e in famiglia che mi hanno permesso di maturare ulteriormente la mia scelta vocazionale. Dopo la maturità mi fu proposta un’esperienza di un anno a Roma presso il centro internazionale dei seminaristi diocesani aderenti alla Spiritualità del Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich. Nel 1998 mettevo piede nel Pontificio Seminario Interregionale Campano di Posillipo. Qui iniziavo in profondità la mia formazione. In questi anni di cammino ho avuto modo di confrontarmi, di correggermi, di scoprire tutte quelle realtà e aspetti positivi e negativi presenti nella mia vita, sia nell’aspetto spirituale, umano, culturale e pastorale. Durante i cinque anni di formazione ho conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale sez. S. Luigi di Napoli, con dissertazione scritta: L’Altare: segno visibile del Mistero di Cristo e della Chiesa. Dopo questo ciclo di studio sono stato mandato dal Vescovo a Roma per continuare la specialistica in Sacra Liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico S. Anselmo. Il 18 Aprile 2004 nella cattedrale di Sessa Aurunca sono stato ordinato Diacono. Il 2 luglio 2005 nella mia parrocchia di origine sono stato ordinato presbitero per le mani di mons. Antonio Napoletano.

A quando risale esattamente il suo primo contatto con la parrocchia di Casale?

Il mio primo contatto con la comunità di Casale risale agli anni 2000, mi trovavo al terzo anno di formazione in seminario, fui mandato insieme a don Michelangelo,  per fare esperienza pastorale il sabato e la domenica, ricordo che fui impressionato dalla presenza di ragazzi e giovani il sabato all’Acr presso le opere parrocchiali. La mia presenza era limitata solo al sabato pomeriggio e alla messa domenicale. Rimasi a casale solo per un anno poi i superiori mi trasferirono nella parrocchia SS. Rocco e Martino in Falciano del Massico, dove sono rimasto fino al giorno in cui sono stato trasferito a Casale.

Il 12 ottobre del 2008, nella cerimonia del suo insediamento ufficiale nella Parrocchia di Casale di Carinola, lei dichiarò la sua volontà di essere come un “sarto” per la sua comunità. Ebbene a quasi due anni da quella data ci dice come procede il suo corso di “apprendistato”, il suo “corso di cucito”?

Si, ricordo bene quel momento tanto atteso, facendo riferimento al passo del Vangelo di quella domenica in particolare a queste parole: “Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti”. (Mt 22,1-14) sentii forte in me questa espressione di SARTO, per l’incarico che mi veniva affidato. Dopo due anni posso dire che di vestiti ne ho cuciti… Alcuni sono venuti precisi altri sono stati rifatti, o rattoppati dalla Grazia di Dio, comunque non mi posso lamentare si lavora bene in questa sartoria di Casale.

Alla luce della recente chiusura del Mese Mariano cosa ci può dire della devozione del popolo casalese nei confronti di Maria Ss. delle Grazie? E cosa ha “dato” a lei personalmente questa esperienza, che non è certo la prima considerando che già prima del suo insediamento ufficiale era già vice-Parroco?

Qualche giorno prima che iniziasse la “Peregrinatio Mariae” avevo un po’ di dubbi sulla riuscita di questo mese, mi sono subito ricreduto quando il 2 maggio sera abbiamo trasportato l’immagine al Km 180: vedere una colonna di macchine alla circumvallazione che seguiva l’autocappella della Madonna mi ha commosso e soprattutto ha tolto in me ogni dubbio e mi sono detto «Questo mese sarà un mese di grazia per la nostra comunità». Così è stato: ho visto rioni preparare con cura la venuta della Madonna, e ognuno nella propria originalità e creatività ha dato onore alla Vergine Santa. Per me è stato un motivo in più per vivere più intensamente l’amore materno di questa Madre.

Insomma è stato proprio tutto perfetto? Non c’è qualcosa che vorrebbe cambiare o eliminare del tutto? Cosa ci dice per esempio dei fuochi d’artificio, manifestazioni d’entusiasmo d’accordo, ma non le sembrano un po’ troppo pagani?

La perfezione non è di questo mondo… Non desidero cambiare nulla di quanto ci hanno tralasciato i nostri compaesani, certo però è mio dovere adeguare la tradizione con il rinnovamento Conciliare. Per i fuochi che dire è semplicemente una manifestazione esteriore per festeggiare, la Chiesa non dice che non bisogna “sparare”, ci sono delle direttive diocesane che vanno rispettate e qui nella nostra comunità si è trovato un accordo anche per la festa di S. Paolo.

A poco più di un mese dalla Celebrazione del 50° dell’Incoronazione come procedono i preparativi, e in che consistono precisamente? Oltre ai restauri in corso all’interno del Santuario, è prevista una sistemazione anche dell’ambiente esterno? E in che termini?

Dall’11 aprile da quanto abbiamo intronizzato l’icona di S. Maria delle Grazie è stato tutto un crescendo di manifestazioni, soprattutto la mia constatazione che i fedeli di Casale sono particolarmente devoti a questa Vergine, ciò l’ho visto in questi mesi quando ho lasciato la chiesa aperta per tutta la giornata e ogni volta che entravo trovavo qualcuno, piccolo, giovane, adulto o anziano seduto tra i banchi a pregare Maria. Ormai siamo quasi pronti per vivere quest’ultimo periodo prima della grande festa di agosto, permettetemi un ringraziamento al Comitato per il grande impegno nell’organizzazione di questo evento del 50° dell’Incoronazione. Il grande momento sarà il 7 agosto sera quando nella piazza del nuovo parcheggio rivivremo l’incoronazione dell’icona in pietra e della Statua, quel giorno avremo i pellegrini di Cellole che verranno a ricambiare la visita del nostro gemellaggio. Poi in questi giorni si sta organizzando la rappresentazione teatrale dell’apparizione come abbiamo fatto per S. Paolo a cura del comitato Festa della Vendemmia, e poi anche la parte ricreativa di questa festa che si sta organizzando. Il grande segno per questo anniversario è l’altare nuovo che vogliamo donare a Maria delle Grazie, ciò per rendere ancora più bello quel santuario o come dicono alcuni quella nostra “Piccola Lourdes”. Per l’esterno non è previsto nessun intervento.

Cosa c’è di vero nell’idea di ornare la corona della Vergine di cinque pietre preziose indicanti i 5 decenni trascorsi dall’Incoronazione? E abbiamo sentito anche dell’intenzione di creare delle copie di metallo meno nobile delle corone in oro per un uso, per così dire, più quotidiano, giusto?

È un’idea che mi è venuta al termine del mese di maggio. Cinquanta anni fa i nostri padri e nonni hanno donato l’oro che avevano per creare le corone: dopo 50° anni vogliamo ancora di più impreziosire quelle corone rendendole più belle per la persona più preziosa del nostro paese.

Qual è il programma dell’annuale GREST dedicato ai giovani?

Il Grest quest’anno ha per titolo i “Pirati di Tartatatown”, un avventuroso viaggio alla scoperta di un magico tesoro… ma non posso dire di più per adesso… speriamo solo di riuscirci visto il nostro impegno proteso tutto per la festa del 50°.

… e qual è il rapporto che ha la sua parrocchia con i giovani?

Positivo, tanti sentono la parrocchia-oratorio come un punto di riferimento, ma ci sono tanti che non entrano mai in chiesa, ma che ho modo di incontrare, salutare per strada, o sentirli tramite il contatto Facebook (il popolare social network tanto in voga su Internet), comunque guardando a tante comunità parrocchiali vicine non posso lamentarmi di questa bella realtà giovanile presente a Casale.

A tal proposito: ci sono vocazioni sacerdotali?

Per adesso nessuno, ma ogni giorno prego l’Eterno Padre perché questo seme della vocazione sacerdotale venga seminato nel cuore di qualche giovane della nostra comunità.

In che consiste il suo incarico di “Cerimoniere liturgico diocesano”?

Oltre ad essere parroco sono anche il direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano, cerimoniere vescovile cioè: tale ufficio ha come finalità la guida e la promozione della vita e della pratica liturgica Diocesana. Cura con apposite iniziative la conoscenza della liturgia e la formazione allo spirito liturgico; vigila e orienta a una pratica corretta della liturgia secondo le vigenti norme della Chiesa; svolge con regolare periodicità corsi per la formazione teorica e pratica agli incarichi liturgici dei fedeli laici, come Ministri della Comunione, Ministranti-guida, Lettori, Animatori musicali, Coristi liturgici. E poi si occupa di curare tutte le celebrazioni presiedute dal Vescovo.

Si è appena concluso l’Anno Sacerdotale: cosa ne pensa il giovane parroco di una piccola comunità di tutto questo parlare intorno al “celibato sacerdotale”, tema osteggiato da S. S. Benedetto XVI ma ripreso più volte anche da qualche suo stretto collaboratore come il cardinale di Vienna e Primate austriaco Christoph Schönborn?

Per me giovane prete il celibato è un grande dono, di ciò ne ho conferma ogni volta in cui sto a contatto con le persone che il Signore mi ha messo vicino. Mi piace ricordare ciò che ha detto giovedì scorso Benedetto XVI in occasione del raduno internazionale dei preti, il Papa ha risposto a varie domande. Sul celibato dei preti il Papa ha chiuso ogni porta alla revoca e ha detto “il celibato non può essere messo in discussione perché segno della presenza  di Dio nel mondo. Il celibato dei preti è un sì definitivo”, specialmente in un mondo nel quale il matrimonio è in crisi. In un mondo in cui diventa moda non sposarsi, il celibato dei preti è un sì definitivo”. Questo “SÌ” va ridetto ogni giorno, solo così il celibato diventa un dono. Al termine di questa intervista ringrazio di cuore chi mi ha dato la possibilità di raccontarmi in breve, e questo sito che ci dà la possibilità di confrontarci, di far conoscere le realtà del nostro territorio. Agli amici lettori di questo sito rivolgo l’augurio di ogni bene nel Signore, con l’augurio di instaurare con tutti un dialogo di confronto e di amicizia.

 

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