Attacco alle Torri Gemelle: la quintessenza dell’idiozia umana

America sotto attacco”. “Gli Stati Uniti si scoprono vulnerabili”. “Cambio del corso della storia”. “Perdita dell’innocenza da parte dell’America”. “Riedizione del Giorno dell’Infamia ”. Molte sono state le parole spese per definire gli attentati dell’11 settembre e segnatamente quello alle Torri Gemelle di Manhattan, ma una cosa è certa, quando succede qualcosa che cambia in modo decisivo il corso della Storia, si è portati a ricordare per sempre il luogo in cui ci si trovava e cosa si stava facendo nel momento in cui si viene a conoscenza di quella notizia.

Così come la mia non eccelsa memoria mi consente comunque di ricordare nitidamente cosa facevo, per esempio, al momento della strage di via Mario Fani e quindi del rapimento dell’on. Aldo Moro, o in quello dell’elezione di papa Giovanni Paolo II, eventi questi del 1978, o in altri momenti più vicini a noi nel tempo, allo stesso modo ricordo che al momento dell’attacco alle Torri Gemelle del WTC di New York ero assorto nella visione di un evento sportivo alla TV e improvvisamente, dall’edizione straordinaria dei TG, mi accorsi che qualcosa di rilevanza mondiale e, ahimé, di gravissimo stava succedendo proprio in quei minuti.

L’11 settembre del 2001, era un martedì. Alle 8.46 del mattino di New York, corrispondenti alle nostre 14.46, due giganteschi aerei di linea vennero dirottati da due commando di affiliati di Al Qaeda, un’organizzazione terroristica di matrice islamica, e scagliati come missili sulle Twin Towers, le Torri Gemelle del World Trade Center del quartiere newyorkese di Manhattan, città che potremmo definire la capitale finanziaria degli USA, se non del mondo intero.

In realtà poi si sarebbe scoperto che i voli dirottati erano quattro: il terzo aereo fu fatto schiantare dai dirottatori contro il Pentagono, e il quarto, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, precipitò in un campo vicino a Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), per l’eroica ribellione dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio che, intuito il loro nefasto destino dalle notizie degli attentati alle Twin Towers che immediatamente rimbalzarono su tutti i media mondiali, avevano tentato di riprendere il controllo del velivolo opponendosi al disegno dei terroristi.

Le fredde cifre ci dicono che gli attacchi dell’11 settembre operati da 19 terroristi, causarono poco meno di 3.000 vittime…

nell’attacco alle Torri Gemelle morirono 2.752 persone, tra cui 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti. La maggior parte delle vittime erano civili di 70 diverse nazionalità. Quegli attacchi ebbero grandi conseguenze a livello mondiale: gli Stati Uniti d’America risposero dichiarando la “Guerra al terrorismo” e invadendo l’Afghanistan controllato dai Talebani, accusati di ospitare Osama Bin Laden e dare appoggio logistico ai terroristi. (fonte Wikipedia)

102 minuti. Questo il tempo che intercorse tra l’impatto del primo aereo sulla torre nord al crollo completo della seconda torre, quella sud. 102 minuti. Da quel giorno il trasporto aereo non è più lo stesso.

Sin qui la cronaca.

Ma questo non è un attentato… “normale”. La freddezza e la lucidità con cui uomini nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali (?) abbiano potuto pianificare la propria morte, oltre ovviamente a quella di migliaia di persone innocenti, lascia del tutto basiti! Ma che dico basiti, addirittura sconvolti! Qual è la molla che può spingere un uomo a trasformarsi in un kamikaze?

L’origine di questa parola può aiutarci a tentare di trovare una risposta: i kamikaze più famosi erano i piloti suicidi che durante la II Guerra Mondiale sceglievano di schiantarsi contro le navi statunitensi nel Pacifico col chiaro intento di affondarle, ma la prima volta nella Storia si parlò di Kamikaze riferendosi al “vento divino”, oggi lo chiameremmo più semplicemente tifone, che protesse il Giappone dagli attacchi dell’imperatore mongolo Kublai Khan, nipote di Gengis, che nel 1274 andava alla conquista di Cipango (il Giappone appunto).

Ecco, probabilmente sta qui la spiegazione, unita all’integralismo, ad una buona dose di fanatismo, e ad un apparentemente immotivato odio viscerale contro gli USA e Israele, molti kamikaze “operano” in Palestina, il motivo ultimo: compiacere ad ogni costo un’ipotetica divinità. Ma io mi chiedo: quale dio, sia esso si chiami Buddha, Shiva, Visnù, Manitù, l’Allah dei musulmani o il Dio dei cristiani, può essere glorificato o sia pur lontanamente gratificato da una morte o dalla violenza in genere?

No, la verità è che il marcio, la corruzione, la deviazione sta nella mente degli uomini, di tutti quegli uomini che si arrogano il diritto di farsi depositari della volontà divina. In ogni tempo. In ogni luogo. Ad ogni latitudine. La verità è che le Torri Gemelle sono state solo la vittima più eclatante e reboante dell’imbecillità umana.

N/S

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[articolo dell’11 settembre 2011]

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