Vajont, una tragedia prevista più che annunciata

9 ottobre 1963, ore 22,39: una gigantesca frana (2 km di lunghezza per oltre 270 milioni di metri cubi di rocce e terra) si staccò dal Monte Toc, al confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, precipitando nelle acque del sottostante bacino lacustre, e portando alla tracimazione dell’acqua contenuta nell’invaso artificiale del Vajont di recente costruzione, situato a un livello di quasi 300 m sopra il paese di Longarone.

Il fronte d’acqua generato scavalcò la diga, che infatti rimase intatta, e si diresse alla velocità di 300 kmh sull’abitato di Longarone provocando 1917 morti (il numero esatto però non si è mai potuto accertare). È stato stimato che l’onda d’urto dovuta allo spostamento d’aria fosse di intensità eguale, se non addirittura superiore, a quella generata dalla bomba atomica sganciata su Hiroshima. Altre località coinvolte furono il comune di Erto e Casso, situato di fronte al Monte Toc, e le borgate di Fraseign, Spesse, Pineda, Prada, Marzana e San Martino.

Alla Conferenza Internazionale dei Geologi tenutasi il 6 ottobre 2013 a Longarone, sono stati illustrati i risultati dei rilievi e gli studi effettuati prima della tragedia del Vajont. È questa la palese ammissione di un errore che portò alla tragedia, uno sbaglio che probabilmente «oggi – come disse Gian Vito Graziani, presidente dei Geologi italiani – non verrebbe ripetuto: certo non possiamo non riconoscere che altri episodi di dissesto geologico potrebbero ancora verificarsi, ma sicuramente non di queste proporzioni, e sicuramente i reiterati allarmi della giornalista Merlin non verrebbero ignorati».

È da tener presente che la giornalista dell’Unità Tina Merlin già diversi anni prima aveva messo in guardia da questa tremenda eventualità con precise e circostanziate inchieste che non vennero tenute in considerazione, così come vennero purtroppo ignorate alcune avvisaglie, alcune frane che, anche se di entità minore, che si erano verificate nella zona.

Secondo l’Unesco, il Vajont è il peggiore dei disastri ambientali provocati dall’uomo: addirittura questa tragedia viene posta prima del mancato allarme a seguito del terremoto che provocò lo tsunami nell’Oceano Indiano il 26 dicembre 2004.

Purtroppo quello occorso più di mezzo secolo fa non è che uno dei tanti esempi dell’arroganza dell’uomo che continua prepotentemente ad illudersi di poter fare e disfare a proprio piacimento, di poter addirittura giocare con la natura ignorando i segnali che Gea (o Gaia, il pianeta Terra insomma) periodicamente ci lancia, e anche in maniera piuttosto esplicita.

 

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