Storico incontro o storica passeggiata?

Restar fuori dalle polemiche che accompagnano, da ormai quasi un secolo, la collocazione geografica dello Storico Incontro tra l’Eroe dei Due Mondi Giuseppe Garibaldi e il Re di Sardegna Vittorio Emanuele II di Savoia, ci è molto facile per svariati motivi: in primis, perché ci rendiamo conto di non avere la sufficiente competenza storica di chi ha scritto molteplici libri su quell’episodio avendo avuto la possibilità di accedere a documenti originali ed ascoltare direttamente testimonianze oculari, o, in secondo luogo, perché ci manca l’autorevolezza di chi come Giuliano Amato, dall’alto del suo ruolo di Presidente dell’Enciclopedia Treccani e di presidente del Comitato nazionale per i festeggiamenti del 150esimo anniversario dell’Unità propende per la tesi che Garibaldi e il Re si siano incontrati a Vairano Patenora (in località Taverna della Catena per la precisione) piuttosto che a Teano.

Nonostante ciò non possiamo esimerci dal sintetizzare quanto venuto in nostra conoscenza: lo storico Adolfo Panarello, nel 2000, ha ritrovato e pubblicato due corrispondenze del Times datate 5 e 6 novembre 1860, in cui il giornalista del quotidiano inglese al seguito della spedizione garibaldina fornisce, in un reportage circostanziato, l’indicazione (ripetuta più volte) del luogo dell’incontro, e cioè Taverna della Catena (il nome deriva dal fatto che il vicino quadrivio veniva chiuso con una catena quando i Borbone si recavano a caccia nella zona).

Alla tesi dello storico di Vairano, che potrebbe forse sembrare di parte, fornisce un preziosissimo sostegno un funzionario del comune di Teano che sicuramente è al di sopra di ogni sospetto in quanto a cieco campanilismo: Carlo Antuono, infatti, nel suo libro, Nuovi spunti sull’incontro fra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi sostiene la scarsa attendibilità dell’unico documento che riconosce a Teano la «paternità» dell’evento. Recante la data del 1911 è una relazione dell’Ufficio storico del ministero della Guerra in cui si attesta che la fatidica stretta di mano avvenne a Teano, ma si tratta di una relazione apocrifa, difficilmente attribuibile, sostiene Antuono, perché redatta su carta bianca su cui non compare mai un logo o un’intestazione del ministero, ma solo un timbro, datato 1926, del Partito nazionale fascista di Teano.

Nel nostro piccolo, quel piccolo mondo di semplici appassionati di Storia, abbiamo però sempre avuto una certa convinzione in merito, convinzione avvalorata dagli studi in proposito sopra citati, e che cioè lo Storico Incontro non fosse stato altro se non una “storica passeggiata a cavallo” avvenuta tra la campagna che va tra gli attuali comuni di cui si sta parlando, Teano e Vairano Patenora, territori che ovviamente all’epoca non potevano avere gli odierni confini e che sicuramente avranno ospitato ENTRAMBI la stretta di mano di saluto e di commiato che i due personaggi si saranno scambiate.

Trattato con poche, e magari troppo ecumeniche parole, un argomento che in realtà, scusateci, poco ci appassiona (forse perché, ce ne rendiamo conto, non ne siamo direttamente coinvolti), ci limitiamo a riproporre, come abbiamo già fatto, una descrizione dell’Incontro che è stato esaltato dalla storiografia nazionale come uno dei momenti più solenni di tutto il Risorgimento fatto da un giornalista del “ROMA”, forse testimone diretto dell’evento, e pubblicato sul giornale napoletano all’indomani:

«Uno storico incontro; Vittorio Emanuele stringe la mano al Generale Garibaldi… verso le ore 8 e mezzo antimeridiane, il Re si trovava sulla Strada Caianello-Teano, al bivio della chiesa di Borgo, ivi gli andava incontro il generale Garibaldi; cui il sovrano stringeva la mano. Vittorio Emanuele e il Dittatore procedevano quindi a fianco a fianco per circa dieci minuti, fino a Teano. A Porta Romana, si separavano. I Due si parlarono da soli per circa 10-20 minuti, cosa si siano detti, sono tutte supposizioni, ma lo si può dedurre dagli avvenimenti che seguirono. Dopo una stretta di mano, si presume, si lasciarono alle porte di Teano, al largo di Porta Romana. Il Re prese alloggio a Teano nel palazzo del principe Santagapito ove fino alle due di notte avevano alloggiato i Borbone: il conte di Trani, i generali Salzano e Ritucci mentre nella piazza bivaccavano i soldati borbonici. Questi, al sopraggiungere dei garibaldini, dopo una breve sparatoria, montarono a cavallo e si ritirarono verso Sessa. Garibaldi con Mario, Missori, Nullo e Canzio, si fermò, per circa un’ora, in una vicina stalluccia al largo Muraglione, per far riposare il suo cavallo e consumare un frugale pasto. Per colazione il Dittatore mangiò pane, formaggio e una bottiglia di vino e per frutta tre fichi offertigli da un contadino, che il Generale ripagò con una moneta d’argento. Ai curiosi che erano accorsi a rendergli omaggio disse di andare a salutare il Re. Era lui che ora dovevano ossequiare.» 

Prima di abbandonare l’analisi dell’episodio più romanzato dell’intero Risorgimento, per par condicio occorre dire che non da tutti è salutato allo stesso modo, ma non è il momento di dar fuoco alle polveri delle polemiche, per parte nostra ci limitiamo a ricordare una curiosità che spesso viene ignorata o falsata, e purtroppo questo capita anche da parte degli operatori dell’informazione: vogliamo stigmatizzare ancora una volta, non verrà fatto mai abbastanza, l’errata convinzione che in questa occasione Garibaldi pronunciò il famoso «Obbedisco!». È una falsità! È una convinzione che continua purtroppo a far proseliti. In verità quella frase non fu MAI pronunciata, ma scritta: era infatti lo scarno e stringatissimo testo inviato dal Generale sei anni dopo (nel 1866 quindi!) a Magenta quando, nonostante la strada per liberare Trento fosse ormai spianata, ricevette un rigoroso diktat dal generale La Marmora che, per ordine del Re, gli intimava di ritirare le proprie truppe perché la guerra era ormai finita: Garibaldi, ligio al suo spirito militare obtorto collo vergò un telegramma con un’unica parola «Obbedisco!».

Ma torniamo allo “Storico Incontro” e a come esso sia considerato l’episodio centrale dell’Unità d’Italia, sebbene non ne sia certo il più importante.

Esso è stato ricordato anni fa in una serie di opere pittoriche che fanno bella mostra di sé su alcune delle facciate delle abitazioni private di Valogno di Sessa. Lì dove solitamente, e ovviamente, l’intonaco e le fioriere la fanno da padrone, su iniziativa del dottor Giovanni Casale, che ha incaricato artisti da varie parti d’Italia, sono state impressi (la tecnica usata ci è francamente sconosciuta) alcuni degli episodi più salienti della spedizione garibaldina, come la partenza dallo scoglio di Quarto, nei pressi di Genova, lo “Storico Incontro” appunto, e l’entusiasmo popolare che tale spedizione suscitò e le masse contadine che smosse.

Una bella iniziativa non c’è che dire, ma come sempre diamo spazio alle foto, che valgono più di mille parole (risalgono al 2011).

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 * articolo dell’ottobre 2011

2 thoughts on “Storico incontro o storica passeggiata?

  1. Anonymous

    26 ottobre 1860 il falso storico di Teano
    E’ difficile cancellare dai libri scolastici lo storico incontro tra (G) giuseppe (G) garibaldi e (V) vittorio (E) emanuele II, ma un giorno bisognerà pur farlo.
    come giusto detto non avvenne a Teano ma nel territorio del Comune di Vairano Patenora a “Taverna della Catena”.
    L’incontro di Teano, resta un grande bluff, la storia risorgimentale tramanda che sia avvenuto perchè (G) garibaldi consegnasse il Sud al re di Sardegna (V) vittorio (E) emanuele II, in realtà quell’appuntamento fu voluto dal (S) savoia per porre fine alla spedizione dei mille “licenziare” (G) garibaldi ed evitare che arrivasse a Roma, cosa che avrebbe provocato l’intervento di Napoleone III mettendo in discussione le conquiste nel Sud.
    “”” Come meravigliosa era quella terra del Sud,
    un campo fertile e rigoglioso.
    La Patria nostra era il sorriso del Signore.
    La provvidenza la faceva abbondante e prospera, lieta e tranquilla, gaia e bella, aveva leggi sapienti, morigerati costumi, e pienezza di vita, aveva esercito, flotta, strade, industrie, opifici, templi e regge meravigliose, aveva un sovrano nato napoletano e dal cuore napoletano.
    L’invidia, l’ateismo e l’ambizione, congiurarono insieme per abbatterla e spogliarla.
    Giacinto Dè Sivo
    questa congiura ha un nome: Massoneria;
    ha dei mandanti: (C) cavour ((V) vittorio (E) emanuele etc.;
    dei complici traditori;
    ha degli esecutori: (G) garibaldi – esercito piemontese.

    Dal settembre 1860 al settembre successivo, vi furono nel Sud:
    8.968 fucilazioni – 6.112 feriti – 64 preti, 22 frati, 62 giovani e 63 donne uccise – 13.529 arresti – 6 paesi incendiati – 12 chiese saccheggiate – 1.428 Comuni depredati.
    dati sicuramente sottostimati, ma erano dati, diciamo così, ufficiali.
    Il Calamaio

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  2. Anonymous

    685.000 persone uccise nel Meridione, 500.000 arrestate, ( mediante la legge (P) pica) molti delle quali deportate nei lager sabaudi a finestrelle, località a 2.000 metri di altezza in (P) piemonte, dove i prigionieri morti di freddo e fame, venivano sciolti nella calce viva; 63 paesi distrutti e incendiati, tutti gli ordini religiosi soppressi da una legge di stato.
    Questo è stato il (R) risorgimento italiano.
    E’ bene finalmente sapere che il (R) risorgimento è stato un’invenzione a tavolino della massoneria internazionale, e che i veri eroi dell’Italia non sono stati i vari (G) garibaldi, (V) vittorio (E) emanuele II e (C) cavour ma, se di eroi si deve parlare, questi furono gli insorgenti del Sud, invaso dalla orde massoniche dello stato sabaudo.
    Una vicenda taciuta, offuscata e manipolata, di cui ancora oggi il Sud paga durissime conseguenze.
    Lo sapevate che (G) garibaldi si lasciò crescere i capelli perchè in America violentò una ragazza che gli mozzò un orecchio con un morso?.
    Che il tricolore era il simbolo della massoneria Emiliana?
    Tra i primi lager della storia ci sono quelli Italiani?
    Negli anni dell’unità, i mezzi di comunicazione erano pochissimi e tutti manipolati dal potere, da un nuovo piccolo stato indebitato fino al collo è che ha voluto fare l’Italia con la forza.
    Questa è la vera storia d’Italia, sulle falsità storiche dell’unità d’Italia.
    il Calamaio

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