Casale: non è un paese per (oli) esausti e (pile) esaurite

Proseguono (proseguono?) da svariati mesi, ormai, nel nostro paese i lavori di ristrutturazione dell’edificio della Scuola Elementare. Definire “lenti” i ritmi di un lavoro iniziato lo scorso luglio – la cui mancata conclusione, inizialmente prevista per novembre, ha fatto slittare quasi un intero anno scolastico, nel corso del quale i nostri bambini sono stati trasferiti nel Polo Scolastico di Carinola – se non un eufemismo, è quasi una battuta! Attendiamo tutti con trepidazione il via all’apertura del plesso alla ripresa delle lezioni, affinché i più piccoli abbiano la possibilità di apprendere e formarsi tra le mura della nostra Casale; ed anche affinché quest’ultima cresca e guardi al futuro dotata degli strumenti necessari, in primis il luogo d’istruzione per eccellenza.

Detto questo, un’osservazione connessa a questa tematica sorge alquanto automatica: ma a Casale dove è stato riposizionato nel frattempo il contenitore per la raccolta degli oli esausti, prima collocato proprio all’ingresso dell’edificio scolastico? È forse stato rimosso…?

È una problematica di cui farsi carico, un’altra goccia che va ad aggiungersi e che, se non incanalata, farà traboccare un vaso già ben ricolmo. Tutti sappiamo, infatti, che l’olio alimentare esausto prodotto in ambito domestico necessita di essere smaltito presso le isole ecologiche locali. Ma in assenza di un punto di raccolta adeguato, l’eventuale sversamento di olio esausto nel WC o nei tombini può causare danni ambientali percepibili su più livelli: inquinamento del suolo (l’olio crea una pellicola impermeabile intorno alle zolle di terreno, che impedisce l’assorbimento dell’acqua e delle sostanze nutritive dalle radici), contaminazione delle falde (un solo litro d’olio esausto può rendere non più potabile un milione di litri d’acqua!), inquinamento di fiumi, mari e bacini idrici (l’olio impedisce l’ossigenazione dell’acqua, compromette l’esistenza di flora e fauna marine): in ogni caso, ne conseguono grossi danni sulla salute dell’uomo e sulla biodiversità.

Casale
“Se butti l’olio in lavandino, inquini il mare e il tuo giardino”.

Altra importante osservazione: ma a Casale, se le pile si scaricano, si autorigenerano o una volta “defunte” vanno sepolte? È vergognoso che da decenni siamo costretti a smaltire altrove le pile scariche.

Ogni frazione dovrebbe disporre di un suo punto di raccolta, data la grande quantità di pile che oggigiorno consumiamo. Questi rifiuti speciali, infatti, contengono metalli pesanti (piombo, cadmio, mercurio), tossici, difficilmente biodegradabili ed estremamente inquinanti, capaci di accumularsi in determinati tessuti o organi del corpo umano o di animali, provocandone il lento deterioramento; danneggiando le piante, inoltre, possono penetrare nel nostro organismo attraverso la respirazione e gli alimenti di cui ci nutriamo. Un processo di smaltimento inadeguato può causare, dunque, la dispersione di queste sostanze nocive nell’ambiente. Occorre fare molta attenzione a non gettarle mai nella spazzatura dopo l’uso, per evitare la fuoriuscita di acidi. L’ideale sarebbe poterle smaltire con cautela negli appositi contenitori di cui la nostra comunità dovrebbe dotarsi… Ci auguriamo presto! 

Insomma, il nocciolo è questo: gli elementi esausti ed esauriti, che possibilità di smaltimento hanno in una frazione che attende da un intero anno perfino la più basilare delle opportunità, ovvero, che i più piccoli si rechino a scuola nel luogo in cui vivono? Se i problemi fondanti si rimandano spudoratamente, che cosa ne sarà di tutte le restanti problematiche? Proviamo a farci sentire, in modo forse un po’ più forte. 

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