Non sono mica io a essere razzista, sono loro che sono Napoletani

Razzismo territoriale a Pordenone contro Napoli, non è solo il tifoso di calcio quindi a dare il peggio di sé: i residenti di via Palladio a Pordenone, plumbea città quasi all’estremo nord della nostra Penisola, hanno scelto il modo peggiore per invitare i concittadini a rispettare le regole della raccolta differenziata, «Lasciare pulito, non siamo mica a Napoli. Civiltà significa rispettare la città in cui si vive», scritto con fogli stampati e affissi su alcuni contenitori della spazzatura.

Grave, gravissimo che a oltre centocinquant’anni dalla tanto decantata Unità d’Italia ci sia ancora chi si affida ai soliti luoghi comuni, alla solita oleografia contro i napoletani, popolo tutto pizza, sole, mare e mandolini, un atteggiamento privo di originalità, convenzionale per dare sfogo alla propria supposta superiorità?!?

Unità? Permetteteci di dubitarne visto che la vera Unità Nazionale si sente dentro e non si costruisce solo con il goniometro e il compasso usato per delimitare i confini o con la quantità di reddito che si è capaci di produrre (oggi però, perché un tempo era Napoli la vera “Germania d’Europa”!)

Basteranno le scuse del sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani, a ricucire quest’ennesimo strappo? Ovviamente no! Ma nemmeno quelle di chi per anni ha soffiato sul fuoco dell’intolleranza contro i Meridionali in genere, e parlo della Lega: la verità è che la risposta migliore dovrebbe provenire proprio da Napoli. Come? Cerchiamo di spiegarci.

Anni fa in una storica gag del comico Giobbe Covatta, questi vestendo i panni (rigorosamente verdi ovviamente) di un navigato politico Leghista impegnato in un dibattito politico, esclamò: «Non sono mica io a essere razzista, sono loro che sono Napoletani!». Ecco questo è il segreto: si dovrebbe smettere di essere Napoletani. In che senso: siamo orgogliosi delle nostre origini ci mancherebbe e mai le rinnegheremmo: “smettere di essere Napoletani” è ovviamente una metafora che vuole indicare la necessità di un mutamento di abitudini. Spuntiamo le loro armi per colpirci… le uniche!

In alternativa potremmo affidarci al sarcasmo, altra arte in cui i Napoletani sono maestri, ed osservare, come qualche arguto commentatore ha fatto, che «Quando i superiori volevano punire un militare disubbidiente, lo spedivano a Pordenone. Ho detto tutto!».

15 thoughts on “Non sono mica io a essere razzista, sono loro che sono Napoletani

  1. Anonymous

    a Pordenone è l’umidità costante che gli frega il cervello.
    “venite a Napoli non come ospiti ma come extra comunitari”

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  2. Anonymous

    vedi la polenta che stronzate fa scrivere,
    “FATTI NU BELLU RAGUUUUUUUUUUUU” cogl…………ne

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  3. Anonymous

    da sempre il bel clima, il buon cibo e le belle donne del SUD, sono state l’invidia di chi le può solo sognare.
    L’INVIDIA E LA NOSTRA FORZA

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  4. Anonymous

    infatti la verità fa male, noi le belle cose e voi? “UMIDITA’ FREDDO ED ACQUA” i che bellezza del ca…zo

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  5. Anonymous

    Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa. E ognuno aspetta a ‘ciorta. :0)

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  6. Anonymous

    a chi ha detto forza Vesuvio mi auguro che ci starai sotto COGLIONE IMBECILLE
    VATTENE AL NORD PERCHE QUI INQUINI L’ARIA

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  7. Anonymous

    imbecille all’infinito che scrivi “forza Vesuvio” TACI e di tutto cuore ti auguro un PESSIMO ANNO

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  8. Anonymous

    degenerato mentale invece di scrive “forza Vesuvio”, va a lavorare e guadagnati la vita

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