Per un mondo senza più muri

Il 9 novembre di trent’anni fa è caduto il Muro di Berlino. Una barriera fortificata che separava in due blocchi la città di Berlino e che segnava i confini della “Cortina di ferro”, espressione della “Guerra Fredda”, la quale divideva il mondo tra gli schieramenti militari dell’Alleanza Atlantica (NATO) e del Patto di Varsavia. Sebbene gli Stati Uniti d’America (USA) e l’allora Unione Sovietica (URSS) fossero stati alleati nel combattere e sconfiggere il regime nazista, nel dopoguerra le due grandi potenze militari divennero acerrime nemiche.

Prima del crollo del Muro, in più occasioni USA e URSS furono sul punto di scatenare una guerra nucleare a livello planetario. Per questo motivo quando la DDR (l’acronimo tedesco di Repubblica Democratica Tedesca, o Germania Est) aprì le frontiere e permise alla popolazione di attraversare il Muro, ci fu una reazione popolare con migliaia di persone che cominciarono ad aprire varchi verso la libertà per ricongiungersi con i parenti e gli amici della Germania Ovest. Fu un evento epocale, la fine di un regime dittatoriale, il ricongiungimento di popoli e famiglie, il superamento della Guerra Fredda, l’inizio di un’epoca di disarmo e di pace e la sconfitta delle lobby della guerra ad Est e ad Ovest.

Tantissime e diverse le ragioni che portarono alla caduta del Muro, e, tra queste, rilevante e decisiva fu la figura di Papa Giovanni Paolo II. Tant’è che, quando il Muro crollò, tutti guardarono a Karol Wojtyla come a un profeta, un uomo che era stato capace di prevedere il futuro. Nel Conclave del 1978 nessuno avrebbe mai immaginato l’elezione al Soglio di Pietro di un cardinale nativo della Polonia. Un amico polacco mi ha raccontato di suo padre, il quale, quando Wojtyla fu eletto, disse: «Evviva, non morirò sotto la dittatura sovietica!». Per una parte del mondo, l’elezione di un Papa polacco (il primo della storia) fu considerata una dichiarazione di guerra, perché erano anni in cui il popolo della Polonia si stava ribellando alla dittatura dell’Unione Sovietica, e la nomina di un Pontefice polacco significava spostare tutto il peso morale, politico e religioso a sostegno di quel popolo. Con un Papa polacco era evidente che per i sovietici sarebbe stato impossibile schiacciare la rivolta popolare, come avevano fatto nel 1956 in Ungheria e nel 1968 in Cecoslovacchia. Era altresì evidente che, se i sovietici non fossero riusciti a schiacciare la rivolta popolare della Polonia, l’intero patto di Varsavia avrebbe rischiato di crollare. Come appunto è avvenuto.

Fu in questo contesto che qualcuno pensò di attentare alla vita del Papa. Se l’attentato fosse riuscito, il mondo avrebbe rischiato una nuova guerra mondiale. Per questo motivo papa Wojtyla attribuì all’intervento di Maria la sua sopravvivenza all’attentato. L’intercessione di Maria salvò Giovanni Paolo II e il mondo.

A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, ci sono ancora persone che pensano a costruire nuovi muri per discriminare e creare conflitti sul piano economico e commerciale. Ma è anche il tempo per apprezzare oltremodo un evento – di eccezionale importanza sotto il profilo simbolico – come la caduta del Muro del Berlino: un segno del futuro che indica un mondo senza barriere, aperto a popoli e culture per costruire pace e sviluppo.

 

Antonio Gaspari, direttore www.orbisphera.org

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