Un anno senza Nicola

Quando la notizia giunse ebbe l’effetto di un velocissimo rapace che ghermisce la preda: ci tramortì, ci stordì, dovemmo fermar la macchina perché non riuscivamo più ad andare avanti per la commozione. Erano le 18.00 di giovedì 1° agosto: Nicola da qualche minuto non era più tra noi, in seguito a complicanze per un apparentemente banale intervento chirurgico! Istintivamente la memoria andò all’ironia della sorte: da qualche settimana Nicola, evidentemente presago della fine, continuava a dirmi di preparare un coccodrillo, un articolo cioè commemorativo che si prepara ben prima della morte di un personaggio e si ripone in un cassetto nell’attesa che l’infausto evento si verifichi e che quindi possa tornare utile. Ovviamente non era stato preparato nulla anzi, approfittando della familiarità che ci legava, molto poco gentilmente lo avevo invitato a recedere da quei malsani pensieri, insomma per dirla fuor di metafora lo mandai a quel paese.

Nicola Aurilio era nato il 20 marzo del 1947 a Casale di Carinola, dov’è vissuto fino alla morte. Nicola per sua espressa volontà non voleva cerimonie liturgiche per far memoria della sua scomparsa, «Ma il Signore guarda il cuore delle persone!» come opportunamente sottolineò don Luciano Marotta nell’omelia funebre di due giorni dopo, ma speriamo che non si adonti per questa che è una sorta di, per dir così, “cerimonia laica” e in definitiva solo una dimostrazione di immenso affetto nei riguardi dell’uomo Nicola Aurilio, del suo vivere con coraggio situazioni di vita certo non facili, con l’occhio e la penna sempre rivolti ai drammi della Terra, alle continue guerre, ai soprusi, alla fame, all’emarginazione.

Prima di compiere 5 anni lo assale una forma violenta di poliomielite che lo rende gravemente disabile per sempre, era il 4 novembre del 1951 e il corteo dell’Unità d’Italia che attraversava le strade del paese è sempre stato uno dei più vividi ricordi impressi nella sua memoria: visto che il vaccino fu sviluppato solo alcuni anni dopo, il virus poté agire indisturbato e da allora cominciò la sequela di ricoveri/viaggi-della-speranza, come a Bologna e a Firenze, tutti infruttuosi. Ciò gli impedisce di andare normalmente a scuola («Due giorni di frequenza per gli esami di licenza Elementare e due per quella della Media. Poi autodidatta», raccontava): ma Nicola impara tutto dalle basi, divora libri su libri, fino alle altezze più vertiginose del sapere tanto che, lui costretto dalla sorte su una sedia, sapeva volare sulle ali della cultura.

Gestisce un’edicola dal 1968, anno iconico quello, anno che somiglia in toto a Nicola, giovane dentro fino all’ultimo giorno di vita, fino al 1999, locale che divenne punto di ritrovo quasi istituzionale della meglio gioventù di Casale di Carinola: come dimenticare infatti l’esperienza del Circolo Culturale L’Arcobaleno che sfociò nella pubblicazione, fatta con un vecchio ciclostile, del periodico mensile che prese lo stesso nome, pubblicazione avvenuta dal 1968 fino al 1970, tra varie difficoltà economiche, non c’erano sponsor ma non se ne vollero proprio per essere liberi, si stigmatizzava, e spesso anche pesantemente, il potere politico che, diceva Nicola, «come ogni potere, avversava in tutti i modi, ricorrendo anche a colpi bassi, un pensiero che voleva essere libero e autonomo». Su quell’onda nacque poi Il Centro di Cultura Popolare e la collaborazione con ogni iniziativa socio-culturale-politica riguardante Casale e Carinola, non ultime quelle con alcuni siti Internet del territorio con articoli di analisi politica locale e generale, articoli graffianti e mai banali.

L’impegno politico non si limitò però alle parole, si candidò infatti al Consiglio Comunale di Carinola nel maggio 2011 nella lista civica Coraggio e Libertà, un’aggregazione di giovani della società civile di varie estrazioni politiche ma spiccatamente progressista e animata dalla «speranza di riscatto che illuminerà la nostra terra, una speranza che vi meritate e ci meritiamo» e sensibile alla voglia di dire «basta con i giovani che sono già vecchi a 20 anni!» (citazioni dal discorso di Nicola nella Piazzetta di Casale durante quella campagna elettorale). Quell’esperienza purtroppo non fu coronata da successo, ma si sa che spesso chi più merita un determinato incarico è tra i meno bravi a raccogliere consensi, vuoi perché poco incline a chiedere voti, e infatti Nicola diceva «Mai andrò a casa della gente per chiedere una preferenza, temo di disturbare!», vuoi perché mosso da quella speranza, ingenua forse, che la propria voglia di rinnovamento e cambiamento fosse condivisa da tutti e che senza sollecitazione alcuna sarebbe stato votato: ottenne 84 preferenze, un po’ pochine in verità, ma come 3⁰ non-eletto, in base ad accordi pregressi su periodiche rotazioni, comunque nel giugno del 2015 avrebbe dovuto sedere nel Consiglio Comunale, ma preferì lasciare spazio a chi più vigorosamente avrebbe potuto rappresentare gli interessi generali.

Nel dicembre 2021 in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, su proposta della Sindaca di Carinola è stato attribuito a Nicola un attestato di riconoscenza del Comune di Carinola, «per aver conferito lustro alla nostra città distinguendosi a livello nazionale per le sue doti di fine enigmista», atto forse tardivo ma sicuramente encomiabile (è a quella serata che si riferiscono le due foto in fondo).

Da ultimo è stato l’anima di un Vocabolario del Dialetto Casalese, il nostro Vocabolario, tanto per evidenziare ancora di più il suo attaccamento al luogo natio e, quindi, al suo idioma: «A un certo punto della Storia l’uomo si alzò sulle gambe e gli arti superiori furono liberi di diventare mani. Forse il passo successivo fu dare un suono alle cose, un nome, inventando la parola», dall’articolo di presentazione dell’edizione 2024 del Vocabolario suddetto in cui si attribuiva eminente importanza al patrimonio della parola, sia modernamente inteso sia a quel dialetto parlato dai nostri avi ben prima della nostra nascita.

La poesia e in un secondo momento l’enigmistica sono stati per lui i pochi motivi che davano senso alle giornate, la seconda soprattutto è stata la sua compagna di vita per anni, soprattutto nei momenti di solitudine. Dopo aver cominciato a scrivere versi in età adolescenziale, un po’ come fanno tutti e in effetti egli stesso li considerava poco luminosi (Nicola non volle mai raccoglierli per procedere a una pubblicazione, anzi ad amici che volevano farlo diede il permesso solo a una pubblicazione postuma, dicendo «Solo dopo la mia morte», mentre quelli più recenti invece sono stati da egli stesso raccolti ne Lo sbagliar m’attira, pubblicazione del 1982, e in Dietro vetri di finestra, del 2018, si dedica all’enigmistica, dapprima a quella “popolare”, collabora con Domenica Quiz, si fa risalire il suo esordio al 1966 anno in cui troviamo un “N. Aurilio” che pubblica 13 rebus, e con La Settimana Enigmistica. In seguito si cimenta con l’enigmistica più tecnica, la cosiddetta “classica” (a fianco il suo ex-libris, una sorta di identificativo personale, uno stemma che ogni enigmista sceglie): è al 1977 che risalgono le prime collaborazioni con l’Enimmistica Moderna e al 1978 con la Sibilla, quindi rebus, enigmi, crittografie – semplici, mnemoniche, a frasi -, anagrammi, lucchetti, sciarade, incastri, biscarti, intarsi e soprattutto poetici, meravigliosi componimenti degni di vera e propria poesia con tanto di versi e rime ma con un qualcosa in più, un significato meno evidente, mai nascosto però perché l’enigmistica non nasconde niente, anzi mette in evidenza mostrando strade che normalmente la nostra mente non percorre.

Era questo il fulcro della sua attività, un’attività che quasi tutti ignoravano o misconoscevano, ma non per cattiveria o per quella mancanza d’attenzione di cui purtroppo soffre oggi la nostra società che spesso porta a ignorare le perle più preziose, bensì per la sua umiltà, la sua discrezione, chiamatela come volete, fatto sta che minimizzare l’eccezionalità era uno degli aspetti più encomiabili del carattere del nostro Nicola. La ludolinguistica, l’arte cioè di giocare con le parole di cui era un maestro, e attraverso cui continuerà a deliziarci da vero artigiano della parola, sì continuerà perché un artista non muore mai, vive attraverso le sue opere, la ludolinguistica si diceva viene da lui esplorata talmente a fondo in oltre cinquant’anni d’attività, che appare impensabile una raccolta completa della sua sterminata produzione enigmistica (dall’anno 1977 a oggi è stato autore di 2.245 crittografie, 3.822 giochi in versi e 3.131 rebus, almeno relativamente all’enigmistica classica, è quanto infatti risulta dall’archivio BEI, la Biblioteca Enigmistica Italiana).

Per descrivere al meglio Ilion, questo il suo nome d’arte derivato dalle ultime lettere del suo cognome e l’iniziale del nome, nei primordi a volte si firmava anche Nilio premettendo la “N” di Nicola, è opportuno lasciare la parola a chi ha saputo apprezzarlo al meglio, a chi sedeva con lui in quel consesso di illuminati di cui il nostro Ilion era sicuramente uno dei principi, e ciò a detta dei suoi stessi colleghi, che nei suoi confronti hanno sempre avuto parole encomiastiche e soprattutto competenti.

lion è stato uno dei più completi autori nella storia dell’Enigmistica Classica, e nella sua produzione troviamo capolavori nei quattro settori tradizionali. Nella sua lunga carriera si è distinto soprattutto per i giochi poetici, ma è stato anche brillante nella creazione di epigrammatici, crittografie e rebus, nonché compositore di cruciverba e fortissimo solutore

Guido

Resterà nella nostra memoria come un gigante che poteva sdrammatizzare i dolori che la vita non gli aveva risparmiato, con una spiazzante battuta fulminante e poi vedevi, altissimo, il guizzo di genio in giochi che non potrei definire diversamente se non come arte. Arte che rimarrà nel tempo, nei nostri cuori e nella nostra mente

Laurina

Eccellente autore di rebus – oltre che di poetici, brevi e crittografie – sa coniugare la prolificità della propria produzione con un livello qualitativo spesso eccelso. Di ciò testimonia la messe di premi conquistati negli innumerevoli concorsi che l’hanno visto vincitore o onorevolmente piazzato

motivazione del Trofeo A.R.I., l’Associazione Rebussistica Italiana, 1999

Nei concorsi riservati agli autori si afferma a ripetizione («Nicola è stato non soltanto l’enigmista italiano più vittorioso di ogni epoca e in tutti i campi dell’arte di Edipo, circa 500 volte sul podio di concorsi e campionati, per citare un dato difficile anche solo da poter avvicinare», cit. Penombra) – nella foto di testa ne ritira uno a Cattolica (Rimini) nel 1989 -. Nonostante la consapevolezza dell’improba impresa, si è cercato di raccogliere dati sui riconoscimenti ottenuti e, talvolta, i corrispondenti versi premiati, abbiamo cercato di ricostruire schematicamente quegli anni sintetizzandoli nell’allegato documento PDF liberamente scaricabile da tutti, ma bisogna tener presente che i lavori sono oltre 50000 (!): tanto per fare qualche esempio, trionfò per ben cinque volte nel prestigioso Premio Stelio dedicato al pisano Giovanni Chiocca in arte, appunto, Stelio, all’Oscar dell’Enigmistica, al Premio Capri dell’Enigma, al Trofeo A.R.I., al primo Gran Premio Mario Daniele, il mitico Favolino, forse l’alloro cui teneva di più, tutto ciò unito agli innumerevoli concorsi in ritrovi, convegni, e gare organizzate dalle riviste del settore tra cui spiccano i vari Campionati Poetici, insomma è stato un vero e proprio maestro dell’enigmistica, premio che gli è stato effettivamente conferito nel 2007 e con un estratto della cui motivazione ci piace concludere queste poche, inutili parole, Nicola le avrebbe sicuramente definite così visto che lo accompagnava costantemente un fine senso dell’umorismo: 

È un Enigmista che conosce tutti i segreti della nostra arte ludica […] ed egli li ha svelati non dando lezioni accademiche, ma con i suoi moltissimi esempi in ogni settore della nostra attività […] ha già cumulato meritati riconoscimenti alla sua bravura, ma non è da tutti emergere, allo stesso altissimo livello, nell’invenzione dei rebus, nella stesura di crittografie d’ogni tipo, nella spigliatezza dei testi brevi e nell’emozione dei componimenti che, a buona ragione per lui, si direbbero poetici […]». (leggi l’intero, emozionante, testo nell’allegato PDF)

Parole alte; parole scritte quasi venti anni fa; parole dedicate a chi era nella piena maturità e in piena attività, parole quindi non certo di circostanza o per un premio alla carriera e quindi retoriche o ad honorem per un premio alla carriera; parole che descrivono al meglio la genialità del nostro caro Ilion che è stato, come scrive il direttore della rivista Penombra, di cui era uno dei collaboratori, «Vero Poeta, uomo coraggioso, dispensatore di ironia, saggezza corrosiva, una di quelle persone non convenzionali che mai potranno essere clonate».

A te Nicola che della tua vita di generosità, dolore e sacrifici hai fatto un sereno e silenzioso olocausto, insegnando a tutti noi come sorridere alla vita, con lo sguardo rivolto anche a chi è ai margini per qualsiasi motivo.

Grazie Nicola, grazie Ilion!

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