Riforma della scuola: i docenti protestano

La scuola non si ferma! Continuano le azioni di protesta e di informazione della cittadinanza e delle famiglie, con diverse iniziative congiunte, per ostacolare l’approvazione di una legge – quella che sarà approvata alla Camera tra il 7 e l’8 luglio, per poi passare all’approvazione definitiva con la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – ingiusta e fortemente discriminante.

I docenti, con uno sforzo economico personale, hanno acquistato spazi pubblicitari per l’affissione di manifesti, che saranno affissi in molte zone della città di Roma da lunedì 6 luglio, in cui denunciano l’incompatibilità tra la legge della Buona scuola e il ruolo che la Costituzione assegna al sistema scolastico. Si appellano dunque alla Costituzione Italiana ed al Presidente della Repubblica, quale garante della democrazia e dei diritti da essa sanciti, affinché sia ripristinato il rispetto formale e sostanziale della Costituzione, fermando una legge imposta con la forza e contro tutto il mondo della scuola, non firmandola e rinviandola alle camere.

I docenti informano che proseguiranno nella lotta, contro questo scempio imposto, con tutte le iniziative consentite dalla legge:
– Indizione di Referendum abrogativo
– Richiesta di Pronuncia della Corte Costituzionale
– Ricorsi capillari ai TAR per singoli punti lesivi dei diritti costituzionali, dei diritti dei lavoratori e del diritto allo studio.

Non vi è stata infatti alcuna forma di ascolto in sede legislativa ed esecutiva e la legge viene oggi approvata con un atto di forza violento che ha ignorato la protesta di tutto il mondo della scuola, i lavori delle commissioni e le discussioni proprie delle assemblee parlamentari. Non resta, perciò, che la via giudiziaria.

I docenti hanno inoltre avviato attività di volantinaggio, anch’esse di dissenso e di informazione sui diritti costituzionali calpestati dalla legge di riforma:
– Art. 3, perché la presenza di sponsor nelle scuole creerà squilibri lesivi del diritto alla non discriminazione;
– Art. 33, perché la discrezionalità consentita ai dirigenti scolastici impedirà l’esercizio della libertà di insegnamento;
– Art. 34, perché i capaci e meritevoli non potranno più accedere, se privi di mezzi economici, ad una istruzione di qualità;
– Art. 76, perché il Governo, con le deleghe in bianco, calpesterà le prerogative proprie del Parlamento;
– Art. 97, perché al pubblico impiego si accede per concorso, secondo graduatorie ufficiali di merito e non per selezione di un dirigente scolastico.
Le azioni di lotta, con tutti mezzi consentiti dalla legge, non si fermeranno!
CON VIVA PREGHIERA DI DIFFUSIONE

 

Coordinamento Docenti

 

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