Consorzio Bonifica: ennesima gabella o utile sacrificio?

In questi giorni le nostre cassette postali sono state popolate dai tributi – anno 2018 e 2019 – dovuti al Consorzio Generale di Bonifica Bacino Inferiore del Volturno: cifre minime, da accattonaggio quasi (absit iniuria verbis!) che però vanno inevitabilmente e fastidiosamente a sommarsi alle altre, ben più consistenti, delle decine e decine di gabelle da cui è tartassato il cittadino italiano.

La domanda, spontanea, si fa strada da anni nelle nostre menti: ma in che consiste questo Consorzio, di che si occupa, dove opera?

Come lo stesso depliant allegato alla bolletta si premura di farci sapere, il Consorzio si occupa «della bonifica integrale [che] è un’attività pubblica e permanente di conservazione, valorizzazione e tutela del territorio per la salvaguardia dell’ambiente rurale»; è un organismo regionale in quanto si avvale di strumenti legislativi come le leggi regionali e si dedica ad un vasto territorio visto che al pagamento di tale tributo sono tenuti i residenti di Giugliano in Campania (zona Licola-Varcaturo), Marigliano, Nola, Castel Volturno (zona sinistra Volturno) e Francolise (zona Sant’Andrea del Pizzone), zone caratterizzate da particolari configurazioni orografiche e bisognose di opere di bonifica come canali e/o centrali idrovore. Infine si trova fisicamente a Caserta.

Tutto in regola quindi, tutto in ordine? Sembrerebbe proprio che non si tratti dell’ennesima “truffa legalizzata” messa su per foraggiare il solito carrozzone clientelare cui i politici ci hanno spesso purtroppo abituato (vedi la famigerata Terra di Lavoro s.p.a. della provincia di Caserta e i controlli alle caldaie con multe comminate anche a chi non si avvale di impianti termici): anzi al contrario, in un territorio malconcio, dal punto di vista idrogeologico, come quello italiano dove alle prime gocce primaverili o autunnali segue, puntuale come una cambiale, una miriade di piccoli o grandi disastri, parrebbe che di organismi simili se ne senta un quasi impellente bisogno.

Allora per quale motivo nel 2014 Matteo Renzi ne aveva chiesto l’abolizione? Per quale motivo Forza Italia, nel consiglio regionale della Toscana per esempio, ne chiede la chiusura e invita i cittadini a non pagare? Intanto il consorzio rimanda al mittente l’accusa di essere solo un carrozzone inutile.

Ecco, non pagare: in effetti c’è anche chi ci ha provato interpellando Striscia la Notizia, il programma serale di Canale 5 che definire soltanto satirico è riduttivo, che ha chiesto un parere legale di un avvocato che si occupa dei diritti dei consumatori il quale non ha avuto esitazioni nel definire un eventuale ricorso contro questo tributo come antieconomico causa l’esiguità della cifra richiesta in bolletta: in pratica una consulenza legale che dovesse sfociare in un ricorso, sarebbe molto più dispendiosa del pagamento stesso. Ma non solo: ogni anno ci si troverebbe punto e daccapo perché il tributo anche se venisse contestato non verrebbe cancellato così come logica imporrebbe.

Insomma se si tratta di una truffa legalizzata, e in verità non ne siamo del tutto convinti, si tratta di un sistema talmente ben congegnato da essere perpetuo: i consorzi di bonifica che, come abbiano visto, si occupano della manutenzione di fiumi e corsi d’acqua, sono più di 121 in Italia.

Sia come sia intanto i cittadini si trovano una tassa in più da pagare.

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