Battuta d’arresto dal Tar di Napoli per la Cleprin, azienda chimica sita al km 177,77 della via Appia a Croce di Casale, che ha visto respingere il proprio ricorso contro il provvedimento del Comune di Carinola che dopo un sopralluogo ispettivo aveva intimato l’abbattimento delle opere abusive e il divieto di prosecuzione dell’attività imprenditoriale, richieste confermate dal Tribunale Amministrativo di Napoli che appunto parla di «Abusi da demolire e sospensione dell’attività».
Secondo i giudici «In coerenza con il contenuto e la finalità dell’atto, è agevole argomentare che l’“abuso” cui il Comune fa riferimento non sia un abuso edilizio ma consista nell’esercizio sine titulo di una attività produttiva» […] «D’altro canto, sul versante puramente fattuale, non può non evidenziarsi che Cleprin non ha fornito alcuna prova della agibilità dei locali in cui ha continuato a svolgere l’attività imprenditoriale».
L’azienda che si occupa della produzione di detergenti “chimico-biologici”, visto l’utilizzo di materie prime ecocompatibili, era stata oggetto di accertamenti ispettivi da parte del comune di Carinola. Originariamente sita a Sessa Aurunca era stata distrutta in un rogo, probabilmente doloso e di matrice camorristica, nel luglio 2015 (i due imprenditori minacce e richieste estorsive e da allora sono diventati un “simbolo” dell’anticamorra.
Come al solito staremo a vedere gli sviluppi di un problema, se di problema si tratta, visto che quel piano giudiziario su cui sembra essersi spostata l’attenzione, a ben leggere le motivazioni della sentenza paiono nascondere problematiche ben diverse dal semplice abuso («è agevole argomentare che l’“abuso” cui il Comune fa riferimento non sia un abuso edilizio ma consista nell’esercizio sine titulo di una attività produttiva») motivazioni diverse attraverso cui combattere ben altre battaglie.