Zinzi-Di Biasio: arroganza, logica e cavilli

Che al Consorzio Idrico di Caserta prima o poi sarebbero volati gli stracci, lo si poteva ampiamente prevedere, ma che addirittura si arrivasse quasi allo scontro fisico il cui sbocco più probabile arrivasse ad essere una denuncia penale, fa parte solo di quel retaggio culturale che caratterizza i protagonisti della politica locale/nazionale che tendono a considerare le cariche pubbliche non come oneri e responsabilità, bensì come intangibili gioielli del proprio patrimonio personale.

Insomma, per dirla con Napoleone, il “posto” è mio e guai a chi me lo tocca!

Andiamo con ordine. I protagonisti cui accennavamo sono l’on. Domenico Zinzi, presidente della Provincia di Caserta, un ente dato spesso per morto, probabilmente sulla via del cimitero (Amen!), ma che quando si tratta di distribuire cariche o assegnare poltrone e prebende mostra quella vitalità che difficilmente sfodera in altre occasioni, e Pasquale Di Biasio, ex Sindaco di Carinola e da anni Presidente di quel Consorzio che spesso è stato accusato di gestire male.

Domenico Zinzi dall’alto della posizione dominante che gli garantisce la legge in qualità di maggiore azionista del Consorzio Idrico provinciale, a meno di un mese dalle Elezioni Provinciali del 12 maggio che vedranno la sua ormai certa decadenza, s’incaponisce a voler convocare l’Assemblea Consortile per far eleggere un uomo di sua fiducia.

Incontra però la determinata resistenza di Pasquale Di Biasio che di certo non è né l’ultimo arrivato, né la persona più malleabile di questo mondo. Il Presidente dell’Idrico si oppone: è pur vero che sono ormai tre anni che è in regime di prorogatio, che da sempre in Italia è il modo più sicuro per resistere su una poltrona, ma, secondo lui, Zinzi ha operato una forzatura perché, scrive in un comunicato di due giorni fa,

«In qualità di Presidente nonché legale rappresentante dell’Ente, nell’esercizio anche dei poteri di cui all’art. 15 commi 4 – 5 lett. a) – c) dello Statuto, ho ravvisato che la convocazione dell’Assemblea è stata effettuata da Organo privo del requisito soggettivo di cui all’art. 11 comma 4 dello Statuto. L’avv. Giancarlo L’Arco, infatti, nella seduta del 01/07/2014, ove venne nominato Presidente dell’Assemblea, partecipò alla stessa come rappresentante di Ente Consorziato ma solo in forza di deleghe da parte dei Comuni di Alife e Rocchetta e Croce, limitate perché finalizzate a quella specifica seduta e non ad una nomina quale rappresentante dell’Ente per la durata dell’intera Consiliatura del Comune, il tutto in palese violazione dell’art. 11 comma 4 dello Statuto»

Come dicevamo, da buon politico Di Biasio non ha perso l’occasione di evidenziare quel cavillo burocratico che la legge gli mette a disposizione, anche se l’Assemblea è stata comunque convocata per giovedì 30 aprile e vedremo come va a finire (non sarà una cosa indolore perché pare sia stato richiesto anche l’intervento della forza pubblica), e a rigor di legge ha pure ragione, però c’è da notare che solo adesso, a distanza di quasi un anno, lui si accorge della mancanza di legittimità di chi convoca l’Assemblea, e cioè dell’avv. Giancarlo L’Arco.

Di contro c’è da dire, anzi da gridare,

COME MAI IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DOMENICO ZINZI SI DECIDE IMPROVVISAMENTE A RINNOVARE I VERTICI DI UN CONSORZIO SCADUTI DA BEN TRE ANNI? 

Sarà forse perché tra pochi giorni non avrebbe più potuto farlo, vista la sicura decadenza da una carica cui non è più candidato? O perché tra un mese ci saranno le Regionali dove il figlio di Zinzi, Giampiero, è candidato e anche questo è un modo di fare campagna elettorale?

Molte sono le domande che suscita questo scontro, ma molte altre sono le motivazioni recondite di una tenzone che sia che la si guardi da una prospettiva sia la si guardi dall’altra, fa pensare all’eterna diatriba tra forza del diritto e logica di potere, ma che comunque ci fa chiedere: ma non si dice da anni che ormai la Prima Repubblica è morta e sepolta?

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