Finalmente s’inverte la tendenza riguardo alla produzione di castagne che, secondo la Coldiretti, segna un +25% a livello nazionale dopo l’imperversare del parassita proveniente dalla Cina, il cinipide galligeno, che aveva fatto temere addirittura l’estinzione del prezioso frutto autunnale.
Si sottolinea che tale positiva inversione di tendenza è dovuta al successo che si comincia a riscontrare nella lotta al Dryocosmus kuriphilus, il cinipide galligeno del castagno appunto, che provoca nella pianta la formazione di galle, ingrossamenti cioè delle gemme di varie forme e dimensioni, lotta consistente nello sviluppo e nella capillare diffusione dell’insetto Torymus sinensis: una vera e propria una guerra biologica con le armi di un antagonista naturale.
Complessivamente va registrata una netta ripresa dello stato di salute di quello che – ricorda la Coldiretti – Giovanni Pascoli chiamava “l’italico albero del pane”, simbolo dell’autunno nei libri scolastici di molteplici generazioni di giovani scolari. Le prime stime fotografano in realtà una situazione molto disomogenea sul territorio nazionale anche in funzione della siccità con aumenti produttivi notevoli dal Veneto alla Lombardia e dal Piemonte alla Campania, che è la principale regione produttrice, mentre – sottolinea la Coldiretti – cali si rilevano fino 40% in Toscana e in Emilia-Romagna ma in contrazione risulta anche la produzione in Calabria.
Il raccolto di castagne Made in Italy, con una qualità comunque ottima, grazie al clima asciutto è in ripresa e si dovrebbe attestare quest’anno – stima la Coldiretti – tra i 25 e i 30 milioni di chili, che è comunque la metà di quello di dieci anni fa. E nel 1911 – ricorda la Coldiretti – la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili. Nonostante la ripresa della produzione nazionale, resta alto il rischio – continua la Coldiretti – di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Grecia. L’Italia, nel corso del 2016 ha importato oltre 36 milioni di chilogrammi di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori.
La produzione Made in Italy – precisa la Coldiretti – conta ben quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno che hanno ottenuto il riconoscimento europeo. Cinque – precisa la Coldiretti – si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana DOP e la Farina di Castagne della Lunigiana DOP mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp e il Marrone di Serino IGP.
Dalla Campania prima del cinipide arrivava 1/3 della produzione nazionale, con 13,3 mila ettari (dati Istat 2007) e nove tipologie colturali distinte in relazione all’ambiente. Di fresco riconoscimento nel 2017, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp, ed i Marroni di Combai Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano DOP. A questi si aggiungono due mieli di castagno: il Miele della Lunigiana DOP della Toscana e il Miele delle Dolomiti Bellunesi DOP del Veneto.
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