La gioiosa occupazione delle terre a Carinola nel racconto di Corrado Graziadei  

Corrado Graziadei ci dona un resoconto completo dell’occupazione delle terre da parte degli abitanti del comune di Carinola (fraz. Casale e Falciano), comunicando l’allegria degli abitanti di quelle frazioni mentre si recavano ad occupare le terre di Tenuta Marra nel novembre del 1949. Con trombe e tamburi, mentre alcuni dormivano a Nocelleto, molti incominciavano a suonare durante la notte, facendosi luce con lucerne ad olio. L’alba del giorno 23 tardava a sorgere, ma nella notte era tutto un ritrovarsi di uomini e donne, tra cui gli abitanti di Casale di Carinola che non avevano dormito, percorrendo i pochi chilometri, con al seguito tanti ragazzi.

Tutti si guardavano intorno e si chiedevano festosamente: Quanti siamo? 1500? 2000? Era ancora notte, e non si scorgevano bene le bandiere. Si sentiva il canto:

Avanti popolo, non più la guerra,

vogliamo la terra,

vogliamo la terra,

avanti popolo,

non più la guerra,

vogliamo la terra e la libertà

 

Riecheggiava un altro canto con alcune varianti:

Avanti popolo, a terra è bella

a ‘nguglitella, a ‘nguglitella

Avanti popolo

la terra è bella

a ‘nguglitella avimma zappà

 

Scrive Corrado Graziadei: «Non sogni di ricchezze, di lussi, di profumi voluttuosi, di vesti di seta e di principi azzurri, no; al sogno hanno chiesto solo di zappare i prati della tenuta “Incognitella”, ove 400 moggi di terreno fertilissimo sono a doviziosa disposizione delle bufale che vi regnano sovrani tra i cancelli e le sbarre spinate».

Arrivò l’alba e i contadini aprirono i cancelli, piantarono le bandiere al centro e tutto era un rivelarsi di grida gioiose, rullio di tamburi, mandolini e chitarra. Si iniziava a zappare e le zolle venivano rovesciate mentre si ballava e si cantava. Una ragazza si rivolse a Corrado Graziadei con le parole: «È festa. Addurate, addurate, addore ‘e fasule» come se davvero avesse in mano un piatto di zuppa di fagioli cotti nel gesto di fargli esalare di suo pugno un profumo di fagioli. L’incanto terminò con l’arrivo dei carabinieri.

Furono arrestati i capi che tuttavia chiedevano ai carabinieri di non strappare le bandiere, mentre Corrado Graziadei era intento a guardare suo figlio Libero che veniva portato via tra comprensibili momenti di concitazione, in quanto i carabinieri, pur consapevoli che si trattava di legittime aspirazioni del ontadini, l’ordine ricevuto doveva essere eseguito. Coloro che furono arrestati, oltre a Libero Graziadei, furono Salvatore Cangiano, Carlo Fruttaldo, Salvatore D’amico e i tre fratelli Barbieri. Un carabiniere di nome Vittorio sbiancò mentre guardava uno degli uomini arrestati: era suo fratello Carlo Fruttaldo. «Sono la maggior parte figli del popolo», scriveva Corrado Graziadei, riferendosi ai carabinieri, commossi da quella manifestazione di altri figli del popolo che inneggiavano con canti al possesso delle terre con vanghe e zappe. Anche in tale considerazione si rivela la grandezza morale, al di là dell’appartenenza partitica, di una persona di grande umanità  quale fu Corrado Graziadei.

 

Angelo Martino

 

Bibliografia

AA,VV. Diritti e lotte sociali nel XX secolo a cura di Pasquale Iorio – Guida Editore, 2020

 

 

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