Doppio cognome ai figli: via un’usanza medievale

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale si pone fine all’automatismo di imporre solo il cognome del padre al figlio nascituro, in ottemperanza alla storica sentenza della Corte Costituzionale che lo scorso 27 a fine aprile aveva stabilito l’illegittimità delle norme in proposito considerate discriminatorie nei confronti della donna. Si stabilisce che i genitori possano decidere se dare ai figli il cognome del padre, solo quello della madre, oppure entrambi, nell’ordine che preferiscono.

Con la sentenza cui si fa riferimento la Corte Costituzionale specifica altresì che, pur di comune accordo, non si consente ai genitori di attribuire ai propri figli il solo cognome della madre. Secondo la Corte, queste norme non rispettano il principio di uguaglianza né l’interesse del figlio, di cui entrambi i genitori devono poter condividere la scelta del cognome.

Dal 2017 in Italia era già possibile affiancare al cognome del padre quello della madre, per i figli, ma solo come secondo. Le nuove indicazioni, che si applicano ai figli nati nel matrimonio, fuori dal matrimonio e ai figli adottivi, hanno invece l’obiettivo di «rispecchiare e rispettare l’eguaglianza e la pari dignità dei genitori». Qualora i genitori non trovino un accordo sull’ordine di attribuzione o sulla scelta dei cognomi, il disaccordo sarà risolto tramite l’intervento di un giudice.

Non si può che gioire di fronte a un simile cambiamento che dal Medioevo ci accompagna nella modernità e che in effetti è più efficace di migliaia di vacui e ampollosi cortei pseudo femministi, ma c’è una cosa che ci lascia alquanto perplessi ed è il fatto che la Corte ha sollecitato un intervento legislativo del Parlamento, che avrà il compito di formulare nuove leggi per chiarire alcuni degli aspetti e dettagli derivanti dall’applicazione della sentenza, e questo, considerati i numerosi inviti in tal senso rivolti all’organo legislativo italiano, spesso latitante su più disparati argomenti di fronte a decisioni da prendere su cose concrete, ci fa pensare che l’effettiva applicazione di questa epocale decisione non sia così fluida e scorrevole come la ragione sembrerebbe suggerire.

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