L’eredità di Andrea Sparaco

Il 23 agosto del 2011, Andrea Sparaco se ne è andato, nei giorni in cui Quegli istanti a ridosso del futuro*, testo cui Andrea aveva collaborato andava in stampa. Ci manca ogni giorno di più ed è doveroso ricordarlo.

Mi viene in mente il suo sorriso, la sua ironia e penso come commenterebbe queste ore in cui tutti i casertani che “contano”, il giorno dopo aver appreso il nome del nuovo Manager della Reggia vanvitelliana, si scoprono amanti delle arti e dei beni culturali. Anche io voglio porgere un augurio di buon lavoro al dottor Mauro Feliciani e penso che il modo migliore sia farlo proprio attraverso le parole di Andrea Sparaco. In una intervista del 1987, pubblicata nel testo di Paolo Broccoli, Caserta una provincia fra miracolo e crisi, 1996 editore Caramanica (Biblioteca P. Broccoli Archivio di Stato Caserta), Andrea Sparaco a proposito del ruolo della Città di Caserta dichiarava:

«Il ruolo del capoluogo dovrebbe consistere nell’essere in ogni momento punto di riferimento, forza propulsiva e coordinante di tutte le vicende provinciali. Caserta da questo punto di vista è risultata debole ed improduttiva. Le clamorose vicende settecentesche relative all’insediamento di Palazzo Reale e di San Leucio, sono risultate violente e distruttive. La sproporzione è enorme. Questo gigante non poteva essere assorbito dalla città, era destinato a rimanere un corpo estraneo. Per respirare avrebbe avuto bisogno di uno spazio immenso che amplificasse e sviluppasse i temi e le sollecitazioni architettoniche in esso contenute. Avrebbe avuto bisogno di una città su misura! Ma il territorio in cui si andava prepotentemente ad insediare aveva altre vocazioni. Era segnato da altre dimensioni, da altre memorie, da altri connotati, quindi era portatore di altri progetti. Il dialogo è stato intenso ma senza comunicazione, i codici troppo diversi. Caserta si è interrotta e non è più rinata… la città è ridotta ad un fantasma scoordinato e confuso, fatto di piccoli episodi, non ha identità, non ha tradizioni, non ha storia! E siccome l’identità e la storia sono scudi protettivi contro i mutamenti improvvisi e sconvolgenti, Caserta risulta essere una città debole, esposta a tutti i rischi e le rapine.»

Di pochi giorni fa, lo sgombero dell’emiciclo ex Pollio, che del sito reale fa parte e che nell’incuria più totale fungeva da ricovero di sbandati ed immigrati, in rete trovate video e foto. Ci batteremo perché le opere di Andrea Sparaco e con esse la memoria di Terra di Lavoro siano esposte e custodite nelle stanze di Palazzo Reale.

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Paola Broccoli autrice*

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