Digital divide, altra questione meridionale

Il governo ha approvato il decreto sulla scuola: i ragazzi saranno valutati con voti finali corrispondenti all’impegno dimostrato in classe e via web. Se non si torna a scuola entro il 18 maggio promozione assicurata per tutti, ammissione agli esami ma in quella sede non si avrà la certezza di essere promossi. Per ogni valutazione farà fede l’impegno dimostrato nella didattica on-line.

Tutto ciò mentre i dati Istat ci fanno sbattere contro la dura realtà di un Sud in cui 4 famiglie su 10 non hanno PC e tablet: nello specifico la percentuale di famiglie senza computer supera il 41% nel Mezzogiorno, con Calabria e Sicilia in testa (rispettivamente 46% e 44,4%), ed è circa il 30% nelle altre aree del Paese. Più elevata nel Mezzogiorno anche la quota di famiglie con un numero di computer insufficiente rispetto al numero di componenti: il 26,6% ha a disposizione un numero di PC e tablet per meno della metà dei componenti e solo il 14,1% ne ha almeno uno per ciascun componente. Viceversa, nelle regioni del Nord la proporzione di famiglie con almeno un computer in casa è maggiore. In particolare a Trento, Bolzano e in Lombardia oltre il 700% delle famiglie possiede un computer, e la quota supera il 70% anche nel Lazio. Nel Nord, inoltre, la quota di famiglie in cui tutti i componenti hanno un PC sale al 26,3%.

Il digital divide è un’altra delle tante emergenze meridionali, tra le più gravi, perché pone steccati insormontabili nel diritto all’istruzione, che, come quello della sanità, è uno degli imprescindibili diritti di cittadinanza di cui parla la Svimez. Per l’Anief, le famiglie che non hanno accesso ai PC e ad Internet sono molte di più al Sud, almeno un alunno ogni tre ha problemi per poter seguire le lezioni e fare i compiti impartiti dai docenti via web grazie all’utilizzo di applicazioni specifiche come, per esempio, Collabora, Classroom o Meet usata da diverse settimane dall’Istituto Comprensivo Campo Falerno di Carinola-Falciano.

Qualche decina di milioni assegnati con il decreto Cura Italia, per sostenere gli studenti meno abbienti, con acquisti in comodato d’uso e dispositivi digitali individuali, può tamponare la situazione. Ma solo il Piano nazionale di scuola digitale può affrontare di petto il problema. Ciò è avvenuto (?), ma da noi, nell’enclave carinolese sarebbe meglio dire dovrebbe avvenire, grazie soprattutto ad Open Fiber, che sta connettendo in fibra ottica tutte le aree cosiddette bianche del Paese, quelle in cui le infrastrutture a banda larga sono inesistenti e nelle quali sarebbe poco probabile che venissero sviluppate senza l’intervento della mano pubblica.

L’obiettivo è fornire servizi digitali innovativi, garantendo a tutti il pieno accesso alle opportunità offerte, ma ciònonostante persiste il gap, dovuto non solo alla mancanza di copertura, ma anche a fattori generazionali e culturali, in quanto le famiglie che risultano più connesse sono quelle dove sono presenti membri giovani o con un titolo di studio di livello superiore

Lascia un commento