Casale 1933: e se il tempo fosse un gambero!

Parafrasare il titolo della commedia musicale della metà degli anni ’80 ci sembra il modo migliore per (ri-)presentare il nostro ultimo “reperto”: si tratta di copia del periodico casalese “DUX”, stampato negli anni ’30 a Casale (Pasqua ’33 – numero doppio). Due precisazioni s’impongono: prima di tutto, non si tratta di un nostro ritrovamento, bensì della gentile iniziativa del professor Francesco Bianchini, a tutti noi affettuosamente noto come “’on Franchino”, che ha voluto mettere a disposizione dei suoi compaesani un esempio della ferace iniziativa che contraddistingueva le giovani menti casalesi di un tempo; in secondo luogo dire “stampato” non è propriamente corretto, visto che in realtà il “Giornale Letterario Scientifico degli Studenti Casalesi” veniva vergato interamente a mano con una pazienza simile a quella degli amanuensi medievali, tant’è vero che ogni pubblicazione constava di un’unica copia che veniva ceduta, o meglio prestata per la lettura, per poi esser restituita e girata ad altri lettori, dietro pagamento di £ 0,50. Non si omette di avvisare che “gli sbafatori” sarebbero stati puniti.

La digitalizzazione dell’intero numero doppio di Pasqua ‘33 si è rivelata impresa ben più ardua di quanto pensassimo: alla difficoltà della lettura derivante da una scrittura manuale, già naturalmente irregolare quand’anche leggibilissima, se ne sono aggiunte altre, ma nonostante ciò vi forniamo un esempio mostrandovi le pagine più significative del “Dux” (si era in pieno ventennio fascista e quindi il nome assimilato al Duce era quasi scontato). Comunque chi avesse la pazienza di leggere quelle poche pagine che vi mostriamo, avrà modo di rendersi facilmente conto di quanto fosse vivace la mente dei nostri nonni o bisnonni e di quanta inventiva animasse il loro agire.

Già una volta concludemmo un nostro articolo con la frase «MA ALLORA STAVANO MEGLIO QUANDO STAVAMO PEGGIO?», domanda retorica quanto si vuole, forse anche un abusato luogo comune, ma tristemente opportuna, tanto che ancora una volta siamo qui a porci più o meno lo stesso interrogativo:

È possibile mai che il fervore culturale che un tempo animava Casale, sia destinato a rimanere solo un pallido ricordo?

La verità è che quello che noi chiamiamo “Progresso”, almeno in campo non strettamente scientifico possiamo definirlo, con un certo grado di sicurezza, “Regresso”: insomma avremo pure qualche telefonino in più, ma sicuramente anche qualche neurone in meno, o meglio, meno allenati, più pigri, perché la perfezione della macchina umana è intonsa ed è sempre la stessa, ma sta a noi oliarne bene i meccanismi e svilupparne al meglio le potenzialità. Se ciò non avviene e dobbiamo anzi fare i conti con il contrario, non è colpa di chi ci amministra o della classe politica in genere, da che mondo è mondo i rappresentanti sono sempre la diretta emanazione culturale dei rappresentati, o comunque di qualcun altro, dell’ALTRO nel quale siamo per brutto costume abituati a rifugiarci, quel fantomatico “qualcun altro” la cui astrazione è fata apposta per farci comodo, ma NOSTRA, solo ed esclusivamente nostra: un sano Mea Culpa, esercizio al quale siamo purtroppo disabituati, non potrebbe che farci bene.

È tempo ora, però, che le parole si facciano da parte e lascino il posto alla testimonianza di un passato sempre più sorprendente, nella speranza che Casale la smetta di procedere a ritroso allo stesso modo cioè dei gamberi!

 

 

 

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